Stadio Massimino, scelti i quaranta volti dei murales Parlano Spinesi, Baiocco, Cantarutti, Ciceri, Monaco

I tifosi rossazzurri hanno scelto i 40 protagonisti più amati della storia del Calcio Catania. I loro volti – giocatori, allenatori, presidenti – saranno raffigurati sui muri che circondano lo stadio Angelo Massimino, dal lato di via Cifali. Lo ha deciso un sondaggio online, promosso dagli autori del libro Tutto il Catania minuto per minuto e da altri gruppi e comitati di tifosi, al quale hanno partecipato quasi 1600 persone, che si è chiuso alla mezzanotte del 6 gennaio. MeridioNews ha intervistato alcuni dei più votati. E Gionatha Spinesi, con oltre 1400 voti, risulta il personaggio più amato di sempre: «Non può che farmi piacere», commenta. 

L’attaccante, protagonista della promozione in serie A nel 2006, ha chiuso la sua carriera a Catania, dove è poi rimasto con la famiglia: «Amiamo questa città e la sua gente». Due dei suoi tre figli sono catanesi di nascita. «E io mi sento catanese. Catania è casa mia», dice, nonostante sia nato a Pisa nel 1978. Tra i suoi tanti gol ricorda con particolare emozione l’1-1 segnato contro il Milan nel 2007 – nello stadio di Bologna – che valse un pareggio poi decisivo per la salvezza. Sua figlia, appena nata, era stata ricoverata per delle complicazioni. Spinesi scese comunque in campo, segnò, e la bimba «si svegliò nel momento in cui il pallone entrava in rete». Della sua vita catanese ricorda invece un episodio legato alla festa di Sant’Agata: «Fui messo di peso su una candelora – racconta divertito – mentre un’altra si caricò Morimoto (ex attaccante giapponese del Catania ndr). I portantini dei due cerei fecero una gara di resistenza a chi ci reggeva più a lungo. Alla fine vinse la mia candelora». 

Nella competizione per il titolo di più amato dai tifosi «conta essere stato pensato, e non vincere», commenta Davide Baiocco. Il centrocampista, a lungo capitano del Catania, si è posizionato al secondo posto, con una decina di preferenze in meno di Spinesi e prima di Mascara. «Rimanere indelebile su un’opera d’arte, a testimonianza che lo siamo pure nella memoria dei tifosi, sarà l’ennesima gioia che condividerò con Gionatha». 

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Dei protagonisti degli anni precedenti al 2000 è Aldo Cantarutti a essere il più votato. Un altro attaccante, cannoniere della promozione in serie A ottenuta negli spareggi all’Olimpico di Roma, nel 1982, davanti a 40mila catanesi. «Sono contento che la gente, dopo tanto tempo, mi ricordi ancora», dice. E Cantarutti non si è dimenticato di Catania: «Fa parte di me. Ho come il mal d’Africa e uno o due volte all’anno devo tornarci». Potrebbe anche decidere di trasferirsi qui: «Ci ho pensato in passato e non ho rinunciato all’idea. Ma devo prima sbrigare le mie faccende da nonno». Il più celebre dei suoi gol è rimasto quello segnato al Milan nella stagione di serie A 1983-84, ma ingiustamente annullato. «Fu clamoroso. Sia per il gesto tecnico, sia per la decisione dell’arbitro, sia per la reazione della gente». I tifosi rossazzurri si arrabbiarono non poco: lancio di oggetti, invasione di campo, partita sospesa e stadio squalificato. «Una sollevazione popolare. Fu l’apoteosi del vittimismo», commenta dopo tanti anni l’ex attaccante. Sarà ritratto anche lui, insieme alle vecchie glorie, sulle mura del Massimino: «Sono contento, da calciatore, ma penso che questo riconoscimento lo meriterebbero di più rappresentanti della cultura catanese, come Franco Battiato o Nino Milazzo. Il primo, tra l’altro, giocò da terzino nell’Akragas e nel Riposto».

Tra i volti delle glorie del passato ci sarà anche quello dell’adesso 64enne Claudio Ciceri. «Sono stato il beniamino dei tifosi per tutti e tre gli anni in cui ho giocato col Catania. Hanno riconosciuto l’impegno che ho sempre messo in campo», dice il centravanti, che molti ricordano in campo con i suoi calzettoni arrotolati. In coppia col collega e amico Giampietro Spagnolo detiene il record di gol, 38, segnati in un sola stagione: quella del 1974-75, valsa la promozione in serie B. «Li andrò a vedere di sicuro», aggiunge parlando dei murales in cui sarà raffigurato. Ma sarebbe anche disposto a cedere il suo posto a Guido Biondi: «Per la storia sfortunata che ha avuto». Il centrocampista morì a 46 anni, a causa di una malattia. 

Lungo le mura di via Cifali ci sarà spazio anche per i difensori: uno di questi è il napoletano Gennaro Monaco, protagonista di ben due promozioni rossazzurre: quella in C1 del 1999 e quella in B del 2002. «Fantastico. È bellissimo. È una gioia indescrivibile. Le parole non bastano a esprimere la mia emozione»: questa la sua prima reazione quando apprende di essere «uno dei più amati di sempre, tra le migliaia di calciatori che hanno giocato nel Catania». Il jolly difensivo racconta di quando, squalificato dal giudice sportivo, seguì una partita del Catania in mezzo ai tifosi: «In curva Sud, sul trespolo di legno dal quale i capi ultras lanciavano i cori». Si trattava di Catania-Taranto, gara di andata dei play-off che avrebbero riportato i rossazzurri in serie B dopo il tentativo di radiazione del 1993. A essere ritratti non saranno solo i giocatori: ci sarà spazio anche per alcuni presidenti del passato, come Angelo Massimino e Ruggero Albanese.

I protagonisti di ieri parlano anche del Catania di oggi. Nella classifica di Lega Pro la formazione etnea è in zona retrocessione, ma senza gli undici punti di penalizzazione si troverebbe ai vertici. «È la squadra più forte del campionato, grazie anche alla società che ha saputo ridimensionare i costi dell’organico ma renderlo comunque competitivo – dice Spinesi – Se a gennaio ripartirà centrando qualche vittoria potrebbe puntare alla promozione, magari attraverso i play-off». D’attualità sono pure le trattative per la cessione societaria. «Dopo tutte le vicissitudini trascorse è il momento giusto, per l’ex presidente Pulvirenti, di passare la mano – sostiene Cantarutti – E i nuovi acquirenti sappiano che se hanno serie intenzioni a Catania saranno bene accolti». Il riferimento dell’attaccante è al caso combine, che ha portato alla retrocessione del club e alla messa in vendita delle quote. «Pulvirenti non troverà mai un acquirente se, per una squadra in serie C, pretende cifre da serie A», sostiene Ciceri. E a proposito dell’inchiesta I treni del gol: «Non mi sarei mai aspettato un comportamento così scorretto – conclude – A meno che Pulvirenti non faccia uno squadrone che torni in fretta in serie A, il rapporto con la tifoseria è andato».


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