Presidente della Regione e sindaco di Palermo È iniziata la battaglia per le elezioni del 2017

Davide Faraone, incontrando domenica un gruppo riservato di amici e collaboratori, ha detto senza mezzi termini che la campagna elettorale per le prossime elezioni presidenziali è di fatto cominciata. L’annuncio di ieri che riguarda la nomina dell’ex rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, nel cda del Consiglio nazionale delle ricerche, è stato il modo di rendere esplicito non solo un passaggio, quello di quest’ultimo nell’universo renziano, ma anche il delinearsi di un assetto pronto ad essere perfezionato nel giro di un anno, e che riguarda sia le candidature alla sindacatura di Palermo, sia la corsa per Palazzo d’Orleans

Roberto Lagalla potrebbe essere il jolly da giocare in entrambi i casi. A partire proprio dall’ipotesi di uno stop alla nuova candidatura di Leoluca Orlando all’interno del centro-sinistra. Non che Orlando sia in ascolto, pronto a ricevere una telefonata risolutiva che lo porti a fare un passo indietro. Tutt’altro. Nelle ultime settimane il sindaco di Palermo ha ricevuto apprezzamenti dal vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo. Il feeling tra i due è visibile. La novità invece, nella storia non sempre facile dei rapporti tra il Pd e Orlando, riguarderebbe l’apertura – prudente e misurata, ma fino ad ieri poco pensabile – dall’area che fa riferimento ad Antonello Cracolici. L’attuale assessore regionale all’Agricoltura, che ha fatto più di un pensierino a candidarsi a sindaco di Palermo, è consapevole della difficoltà del percorso, specie nel suo partito. Il leader dei cuperliani in Sicilia potrebbe puntare quindi a sparigliare, frammentando uno scenario che muterà ancora parecchie volte. A costo anche di tornare a un’ipotesi di accordo con lo stesso Lupo. 

Ecco dunque la contromossa di Faraone. Preparare la candidatura di Roberto Lagalla a sindaco, renziano, di Palermo. Uno schema che passa evidentemente da un gioco sottile di smentite e di passi indietro. Di ritorni in campo e di momenti buoni per piazzare l’acuto vincente. Togliere il tempo l’uno all’altro. Questo il leit motiv che continuerà a scandire le prossime settimane. Il rischio di questo gioco è un logorìo che rischia di stressare proprio i nomi usciti con largo anticipo. Nello schema di Faraone, Lagalla potrebbe funzionare anche come ago della bilancia centrista. L’ex rettore palermitano, in passato fu assessore regionale alla Sanità di Totò Cuffaro. Lo stesso segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, quest’estate, pur senza entrare nei dettagli, si mostrò poco entusiasta dell’ipotesi di candidatura dell’ex rettore a Palzzo d’Orleans. 

Ora Faraone, che non esclude di correre in prima persona per la presidenza, prova a mescolare le carte, in attesa di riscontri a breve e lungo termine. Il teorema che un centrista, un moderato, possa guidare con maggiori possibilità la coalizione del centrosinistra con a capo il Pd, in prospettiva anche del Partito della Nazione voluto da Renzi, circola già da qualche mese. È l’amuleto che i Dem portano con sé quando devono esorcizzare la paura del boom del Movimento cinque stelle, ritenuto potenzialmente enorme in entrambi le competizioni in programma nel 2017. Non è un mistero peraltro che tra i centristi sia Gianpiero D’Alia a nutrire ambizioni importanti per Palazzo d’Orleans. 

Se alla fine fosse davvero il leader dell’Udc a spuntarla, Lagalla potrebbe tornare a essere il nome di Faraone per la candidatura a sindaco. Leoluca Orlando permettendo. Anche se il sindaco di Palermo, potrebbe anche correre con chi ci sta, pescando trasversalmente e con una serie di liste civiche e andare allo scontro frontale.


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