Calcio Catania, adesso i tifosi temono il fallimento Gli esperti: «Centro Torre del Grifo pesa su futuro»

«La minaccia del fallimento» sul futuro del Calcio Catania. La convinzione che, se davvero qualcuno è interessato a rilevare la società, questo qualcuno «preferirà aspettare di comprarla all’asta a poco prezzo invece di sborsare subito decine di milioni di euro». La certezza che il centro sportivo di Torre del Grifo rappresenta ormai «un peso e non una ricchezza». Sono i temi di cui si è parlato giovedì sera, in piazza Dante, in una riunione della tifoseria etnea. Che non intende abbandonare la squadra. Ma ha chiuso definitivamente ogni credito verso Antonino Pulvirenti, alle prese con l’inchiesta per il fallimento di Wind Jet e con il sequestro di alcuni conti correnti da parte della Finanza.

A inquietare i tifosi c’è anche il fatto che l’ultimo
bilancio, relativo alla stagione 2014/2015, non risulta ancora pubblicato dalla Camera di commercio. Mentre la società, nei mesi scorsi, ha già dichiarato «una forte perdita di diversi milioni di euro». Alcuni esperti, contattati da Meridionews, usano toni molto più cauti. Ma delineano un quadro niente affatto rassicurante. «Solo avendo l’ultimo bilancio nelle mani – spiega il titolare di un noto studio catanese di consulenza aziendale – si potrà capire in che misura l’attuale proprietà dovrà intervenire per reperire le risorse necessarie a sostenere le inevitabili perdite derivanti dalla partecipazione a campionati diversi dalla serie A. E si capirà anche se ci sia o meno la volontà di reinvestire nella società o se esistano concreti rischi di messa in liquidazione»: fase che anticiperebbe la cessazione della società. Tra le risorse che verranno a mancare ci sono sicuramente quelle che provenivano dai diritti tv (che, finché la squadra era in serie A, si aggiravano sui 30 milioni annui). Ma molti sono anche i dubbi sulla capacità finanziaria di sostenere le rate del mutuo di Torre del Grifo.

Per la struttura di Mascalucia il Catania deve ancora
22 milioni di euro al Credito Sportivo, che nel 2011 l’ha finanziata. Secondo gli esperti di bilanci calcistici, le rate annue da pagare – poco meno di 1,5 milioni di euro, nel 2014 – possono essere sostenute economicamente solo da un club di serie A. «Nel piano per far fronte all’investimento – spiega Luca Marotta, firma del blog tifosobilanciato.it – il campionato di serie B sarebbe stato sopportabile solo per un anno, per via del paracadute. Un secondo campionato di serie B, con un ridotto volume d’affari, non avrebbe generato flussi di cassa sufficienti, costringendo la proprietà a mettere mano al portafoglio. La retrocessione in Lega Pro ha ulteriormente aggravato la situazione».

Il Catania, nella seconda metà del 2013, ha dato in gestione parte della struttura alla
Platinum Hotels & Resorts che è subentrata alla Segea (società tutte e tre controllate dalla stessa holding). A queste due società ha pagato una serie di servizi e da esse ha incassato una somma a titolo di affitto di ramo d’azienda. Somma che nel 2013 era di 1,5 milioni – cifra in pratica equivalente alla rata del mutuo – e che, l’anno successivo, è scesa a 458mila euro. Oltre all’esborso finanziario per il mutuo, la struttura di Torre del Grifo è gravata da costi per ammortamenti e Imu, anch’essi nell’ordine di milioni di euro annui, che appaiono difficili da sostenere e sicuramente superiori ai ricavi che la struttura genera. «Dalla lettura dell’ultimo bilancio approvato, emerge con chiarezza che per sostenere la struttura di Torre del Grifo vengano sottratte dal bilancio del Catania risorse finanziarie ed economiche significative», spiegano ancora dallo studio catanese di consulenza.

Secondo Marotta «a fronte di un prezzo di vendita di 30 milioni – la cifra che più insistentemente è circolata nelle voci sulle trattative di vendita,
ndrin Lega Pro solo uno sceicco potrebbe acquistare il Catania senza farsi alcun problema». Il prezzo del pacchetto azionario, rimasto in mano a Pulvirenti nonostante si sia dimesso dalla carica di presidente, è stato stimato dall’economista sportivo de Il Sole 24 ore Marco Bellinazzo in non più di dieci milioni di euro. Finora, comunque, dagli incontri più volte annunciati tra la società e i possibili compratori – il gruppo argentino Villar – non si è concretizzato alcun affare.

E dai conti della società, nei prossimi anni, ci si aspettano più perdite che utili. Chi gestirà il Catania, spiega ancora Marotta, dovrà finanziare
di tasca propria «non solo Torre del Grifo, ma anche l’indispensabile ritorno in serie A». Mettendo in preventivo un investimento nella rosa calciatori di circa 16 milioni in un triennio. «Immaginando che, dopo quest’anno di transizione, la squadra infili due promozioni consecutive – sostiene Marotta – servirebbero 1,5 milioni di investimenti nella rosa per vincere il prossimo campionato di Lega Pro; 4,5 milioni per fare una squadra che punti alla promozione dalla B alla A; e altri 10 per rimanere in serie A. Quindi, l’investimento più importante è quello per la permanenza in serie A. L’alternativa sarebbe il ricorso a calciatori in prestito o svincolati. In tal caso, occorrerebbe un management sportivo molto competente».

L’inchiesta su Wind Jet, hanno precisato nelle scorse settimane investigatori e magistrati, «non incide sulle attività del Calcio Catania né sulla struttura sportiva di Torre del Grifo». Ma è già accaduto che, per risollevare le finanze rossazzurre, si sia dovuto ricorrere a un intervento della proprietà. Come quando, dopo lo scandalo sportivo che portò all’arresto di Pulvirenti e Pablo Cosentino, nelle casse del club vennero versati circa tre milioni di euro, necessari per l’iscrizione in serie B. Un intervento che oggi, dopo il nuovo arresto del proprietario, ai tifosi sembra assai difficile da immaginare.


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