Assenteismo Comune di Acireale, parla sindaco «Prima leggeremo atti poi eventuali sospensioni»

«Attendiamo di ricevere le carte». Risponde così il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, quando gli si chiede se l’amministrazione comunale ha intenzione di sospendere i 62 dipendenti indagati coinvolti nell’operazione Ghostbuster. L’indagine ha fatto luce sull’ennesimo caso di assenteismo all’interno della pubblica amministrazione. Impiegati che in più di un caso dal 28 febbraio al 12 marzo 2015 – le indagini sono state interrotte quando un dipendente, dopo aver notato di essere controllato, ha manomesso la telecamera nascosta – timbravano il cartellino con modalità non regolamentari. Simulando di fatto la propria presenza sul posto di lavoro. Per tre di loro la procura di Catania ha ritenuto di disporre gli arresti domiciliari, mentre dodici saranno costretti all’obbligo di firma all’entrata e uscita dagli uffici.

Il primo cittadino acese, come detto, per il momento prende tempo: «Non abbiamo ancora le carte dei magistrati, aspettiamo di vederle per decidere sulla sospensione – dichiara -. In ogni caso, va da sé che per i tre ai domiciliari la sospensione è automatica». Per Barbagallo, il fatto che l’indagine sia partita dopo la segnalazione di alcune cittadini è un fatto positivo: «Significa che sta cambiando la cultura, un tempo non si sarebbe verificata una cosa simile» commenta. Mentre sul fatto che sarebbe spettato ai vertici degli uffici accorgersi degli assenteisti, il sindaco sottolinea che il compito non era facile: «Quando ci siamo insediati, su quasi 600 dipendenti, la metà aveva contratti con orari molto diversi e flessibili. È una situazione che abbiamo corretto ma che nell’immediato non ha reso semplice il controllo».

Secondo uno dei diretti interessati, tuttavia, le questioni sarebbero diverse: «Controllare la timbratura? Non è così facile – dichiara Giovanni Barbagallo, dirigente all’Urbanistica -. Bisognerebbe sostare nei pressi della macchinetta e l’impiegato aspetterebbe comunque il momento buono per passare il badge. In ogni caso – continua – credo che per molti sia stata una questione di ignoranza e sottovalutazione della pratica». Per il dirigente, la maggior parte dei furbetti sarebbero «operai» che avrebbero adottato questo comportamento non tanto per assentarsi dal lavoro, ma per comodità: «I magistrati hanno constatato come in alcuni casi il dipendente che non aveva timbrato veniva ripreso dalle telecamere mentre usciva dagli uffici», dichiara.

Nell’inchiesta sono coinvolti, inoltre, i genitori di tre consigliere comunali: «Nessun imbarazzo – taglia corto il sindaco -, un conto è il consigliere un altro un parente, anche stretto e che lavora come impiegato». Tra questi c’è la madre della consigliera Sabrina Renna: «Sono sicura chiarirà la posizione – taglia corto la politica, che prosegue -. È giusto che qualora vi siano delle responsabilità vadano accertate ed individuate con l‘augurio che si evitino inutili e sterili sciacallaggi mediatici».Il primo cittadino ha poi aggiunto di aver saputo dell’indagine e della manomissione di una telecamera nascosta da parte di Mario Primavera, ex vigile urbano adesso ai lavori pubblici, soltanto quando si è diffusa la notizia sui media.


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