Acireale, sit-in contro antenna Vodafone Tar: «Regolamento comunale non conta»

Onorevoli, sindaco, assessori, ex assessori, consiglieri e circa un centinaio di cittadini. Il dibattito sull’installazione di un’antenna di telefonia nella frazione collinare di Fiandaca, ad Acireale, ha tutti i requisiti per trasformarsi in una querelle politica. A partire dal terreno in cui l’antenna è stata realizzata, di proprietà del fratello della deputata regionale del Movimento 5 stelle, Angela Foti. Un particolare che – disciplinato da norme nazionali, come spiega la stessa Foti – in più di un’occasione ha acceso gli animi, nel corso dell’assemblea cittadina convocata stamani nella piazzetta della piccola località.

«L’onorevole sicuramente non si è battuta come in altre circostanze – commenta un residente -. Lei è sempre stata ambientalista, però stavolta parla di leggi nazionali e di avere le mani legate». In effetti, sull’installazione del ripetitore Vodafone si è pronunciato di recente il Tar, a cui la compagnia telefonica si è rivolto dopo aver ricevuto il rifiuto del Comune ad autorizzarne la realizzazione. Il Tribunale amministrativo regionale ha però dato ragione al gestore, affermando che il progetto rispetta le norme nazionali in tema di distanze di sicurezza dai siti sensibili. In tal senso, la legge prevede che le antenne sorgano a una distanza minima di 50 metri dai luoghi popolati, anche se il Comune di Acireale a fine 2014 ha approvato una modifica al regolamento estendendo il raggio a 200 metri. Dopo la protesta andata avanti per anni contro l’installazione di un’antenna in via Monetario Floristella.

Modifica che, tuttavia, per il Tar non ha valore: «La sentenza dice che a occuparsi di salute del cittadino non può essere il Comune ma lo Stato, con le sue leggi – spiega al microfono l’assessore all’Ambiente, Francesco Fichera -. Da parte nostra, ricorreremo al Cga, perché ci sono stati casi, come a San Filippo del Mela, dove una situazione simile è stata risolta dando ragione all’amministrazione locale».

Ma come detto, l’assemblea è stata anche l’occasione per riproporre una contrapposizione politica. A prendere la parola è stato, infatti, anche il deputato regionale di Sicilia Futura, Nicola D’Agostino, il quale, pur non facendo mai esplicito riferimento a Foti, ha più volte sottolineato l’esigenza di capire come mai quello che ha definito «uno schifo» sarebbe dovuto sorgere proprio in quel terreno. D’Agostino – che lontano dai microfoni ha anche avuto un moto di disappunto quando si è palesata la possibilità che l’ultimo commento toccasse all’esponente pentastellata – ha proposto una raccolta firme in tutto il territorio comunale: «Tutti gli acesi devono contribuire per opporsi a questo scempio – dice D’Agostino -. Organizzeremo dei banchetti sia qui che a Pennisi (altra frazione, ndr) che al centro di Acireale». 

Proprio a Pennisi, infatti, sarebbe in procinto di essere realizzata un’altra antenna, anche in questo caso da parte di Vodafone. «Anche stavolta è in pieno centro urbano, giocano con la nostra salute per amore dei soldi», denuncia un residente. Che è stato rassicurato dal sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo: «Faremo tutto ciò che è in nostro potere, anche l’antenna di Pennisi non ha ricevuto la nostra autorizzazione». C’è poi chi sottolinea che «le antenne vengono costruite perché tutti noi non possiamo più fare a meno dei cellulari, la responsabilità è nostra» e chi propone, per questo motivo, di «disdire tutti i contratti Vodafone che abbiamo». E infine chi, non essendo più disposto ad ascoltare le parole, vorrebbe ritornare a un inverosimile passato quando «si prendeva una motopala e la si buttava giù».


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