Seduto al tavolo del bar Prestipino per colazione, perde l'equilibrio e batte la testa all'indietro: «È diventato nero in volto», racconta una testimone. A salvare la via a un 30enne, stamane, è stato un perfusionista che si trovava nei paraggi: «Stava soffocando, massaggio cardiaco non bastava»
P.zza Duomo, cade al bar e rischia di soffocare Salvato da passante: «Non mi sento un eroe»
«Il sangue ha cominciato a colargli dalla bocca e il volto è divenuto viola». È il racconto di una testimone che ricostruisce quanto accaduto a un ragazzo sulla trentina, che alle 9.30 circa di stamattina – pare dopo essere rimasto fuori per tutta la notte di sabato – era seduto a fare colazione con altri due amici al bar Prestipino, in piazza Duomo. È caduto all’indietro battendo violentemente la testa e perdendo conoscenza. A salvargli la vita è stato l’intervento di due soccorritori di passaggio.
È accaduto tutto in un attimo, e al silenzio incredulo sono seguite le urla dei clienti seduti vicino al tavolino dove si trovava la comitiva. Il ragazzo, caduto a terra, non dà segni di vita. I soccorsi vengono chiamati subito ma ad accorrere per primo «è un giovane ragazzo del nord Europa che non parla l’italiano, ma inizia subito a praticare un massaggio cardiaco», racconta una testimone. Le condizioni del 30enne però non paiono migliorare: «il volto diventa quasi nero, il respiro è assente», aggiunge.
Risolutivo è l’intervento di Clemente Cipresso, perfusionista esperto in cardiochirurgia che fino a quel momento aveva solo assistito alla scena. «Intorno al ragazzo c’era già tanta gente e, vedendo che il massaggio cardiaco era in corso, non ho voluto mettermi in mezzo», spiega a MeridioNews. Ma quando ha riconosciuto, sul volto della vittima, i segni di un possibile soffocamento ha preso l’iniziativa: «Mi sono fatto largo e lo abbiamo subito messo in posizione laterale di sicurezza».
Una mossa determinante per salvare il giovane, descritto come corpulento. «In pochi secondi – aggiunge Cipresso – la lingua che prima gli bloccava le vie respiratorie è tornata al suo posto e lui ha ripreso a respirare normalmente, riprendendo colorito in faccia». Un’esperienza vissuta con la freddezza indispensabile in questi casi, ma che «mi fa ancora tremare le mani – ammette il soccorritore, che lavora all’ospedale Ferrarotto – al pensiero che operare quella manovra ha avuto gli effetti sperati».
Dopo circa dieci minuti sono giunti sul posto i carabinieri e l’ambulanza, inviata dall’ospedale Vittorio Emanuele. Il ragazzo, superata la crisi respiratoria, ha anche tentato di alzarsi dalla barella. Ma prima che il mezzo di soccorso andasse via, il 30enne è stato sottoposto ad alcuni accertamenti. «Non mi sento un eroe, né penso di avere salvato la vita a quel ragazzo», conclude Cipresso. Ma gli altri testimoni dell’episodio dicono esattamente il contrario.