Unict, un ciclo di lezioni nel quartiere San Berillo «Visite utili per interagire con il contesto urbano»

In tanti tra gli studenti del dipartimento di Scienze politiche e sociali non avevamo mai messo piede nel quartiere di San Berillo a Catania. Lo hanno fatto grazie a Sguardi antropologici sulla cittàtre lezioni dedicate alla possibilità di avvicinarsi a questa nuova realtà. A guidarli Mara Benadusi, professoressa di Antropologia, che ha invitato ai momenti didattici della triennale in Sociologia e Servizio sociale alcuni gruppi che operano nel quartiere. Tra di loro il Comitato cittadini attivi San Berillo e l’associazione Trame di quartiere, che opera anche grazie al finanziamento ottenuto con il bando Polmoni urbani.

«Stanno attivando dei laboratori per chi vuole conoscere questa realtà attraverso il videodocumentario o la drammaturgia di comunità – racconta Benadusi – e stanno anche dando vita a un centro di documentazione dentro il quartiere». Giornate per conoscere ed entrare a contatto con quello che per anni è stato il quartiere a luci rosse, durante cui ci si è confrontati con Luca Lo Re, membro di Trame di quartiere che ha scritto la sua tesi di laurea su rione popolare e Luisa Sannella, studentessa che sta portando avanti con gli abitanti della zona dei laboratori di drammaturgia.

«Hanno raccontato ai ragazzi cosa ha significato per loro fare questi percorsi  e li hanno preparati alla visita». Gli studenti hanno incontrato alcuni dei residenti che hanno occupato, con il consenso del proprietario, un palazzo ripulito dall’immondizia accumulata negli anni. Un altro momento interessante è stato il confronto in aula, dove i ragazzi hanno tirato fuori le loro impressioni, cercando di declinare questa esperienza all’interno dei possibili percorsi professionali come sociologi o assistenti sociali.

Entrare in contatto con questa e con altre realtà della città per loro è importante, anche in vista delle professioni che svolgeranno. «Non ha senso fare un percorso di studi in Sociologia o Antropologia – spiega la professoressa – senza incontrare le persone. Il nostro lavoro si basa sull’inclusione sociale e per questo porto spesso gli studenti a fare esperienze del genere». Quello che si studia sui libri spesso non basta quando ci si ritrova faccia a faccia con le situazioni concrete. «Attraverso il dialogo e l’ascolto si scopre come interagire in un determinato contesto urbano e che tipo di sguardo porre sui diversi tipi di soggettività».

«Non sono una studiosa di San Berillo – chiarisce la docente promotrice degli incontri – ho solo voluto valorizzare il lavoro di persone che gli hanno dedicato un attenzione particolare». E parla da cittadina, più che da antropologa, quando dice che «si nota che ci sono interessi sul centro storico e in particolare su questo quartiere e proiezioni diverse di quello che potrebbe diventare». Mettendo a confronto le opere di street-art realizzate al suo interno i ragazzi hanno notato una contraddizione. Quelle sulle porte delle case cementate sono state fatte con la partecipazione dei residenti, mentre altre che «possono risultare anche gradevoli dal punto di vista visivo, sono state più invasive», intaccando i muri dei palazzi storici senza consultare chi vive nel rione.


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