Macchinari e processo di spremitura degli agrumi della ditta etnea sono stati contraffatti da alcuni grossisti orientali. Sulla vicenda è intervenuto il deputato catanese Giuseppe Berretta che ha promesso di portarla all'attenzione del Mise. «Abbiamo bisogno di più tutele», dice l'ad Salvatore Torrisi
Oranfresh, in Cina copiato brevetto dell’azienda «Mentre ci plagiano, noi contiamo i disoccupati»
«Gli imprenditori innovatori italiani non hanno alcuna tutela. È per questo che gli asiatici plagiano la nostra tecnologia». L’analisi è di Salvatore Torrisi, l’amministratore delegato di Oranfresh. L’azienda, nata negli anni ’80 nella cosiddetta Etna valley, ha inventato un distributore automatico che spreme arance e che è stato acquistato da scuole, ospedali e uffici in tutto il mondo. Qualche giorno fa, però, l’impresa ha scoperto che uno o forse più ex clienti cinesi hanno plagiato la macchina e il suo procedimento, brevettato negli Stati Uniti d’America e in Europa nel 1995.
Una vicenda «molto spiacevole», sulla quale è intervenuto in Parlamento anche il deputato catanese del Pd Giuseppe Berretta. Il politico – componente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla Contraffazione – ha annunciato che porterà l’interrogazione all’attenzione del ministero per lo Sviluppo economico. «È necessario un intervento serio per evitare che gli sforzi di Oranfresh risultino vani, dovendo magari affrontare licenziamenti di personale e perdite nel fatturato», ha dichiarato Berretta.
«Le tutele di cui gli imprenditori hanno bisogno in casi di contraffazione dovrebbero arrivare dal Mise ma – lamenta Torrisi -, nei fatti ci toccherà muoverci da soli, avviando un procedimento legale costoso e difficile in Cina». «Abbiamo scoperto che la macchina e il procedimento erano stati copiati perché alcuni clienti ci hanno riferito di avere ricevuto offerte dai cinesi più basse del 30 per cento rispetto alle nostre», racconta l’amministratore delegato di Oranfresh. «Alcuni grossisti prima hanno comprato da noi 300 macchine e poi hanno iniziato a spacciarsi come distributori ufficiali. Dopodiché ci hanno copiato la macchina, il catalogo e anche il sito», racconta Torrisi. La cui azienda ha commesse oltre che in Europa e negli States, anche in Medioriente e in Asia.
La questione adesso rischia di gettare in crisi la ditta catanese che, nonostante i mercati in Thailandia, Vietnam e Indonesia ha sempre puntato alla Sicilia, contando i maggiori subfornitori proprio nell’Isola. «Ma contro le tigri asiatiche rischiamo di perdere in partenza la corsa contro il tempo e la qualità», sostiene Torrisi. Un punto, quest’ultimo, di grande importanza perché «la conseguenza del plagio del nostro processo brevettato è che il succo degli spremitori copiati contiene oli essenziali che noi evitiamo», continua l’ad di Oranfresh. «Mentre in Italia siamo costretti a contare i disoccupati, in Cina con un milione di euro di investimenti ci rubano anche le idee», conclude l’imprenditore.