Catania comunica, lo strano caso del giornale bloccato Società e Comune si chiamano ma non si rispondono

Il numero zero si apriva con una foto del sindaco Enzo Bianco e l’annuncio delle presunte 326 cose fatte dall’amministrazione dall’inizio del mandato. Il numero successivo, invece, è un foglio bianco. Il giornale Catania comunica, la rivista istituzionale voluta da Palazzo degli elefanti per promuovere le sue attività, si è fermato alla prima uscita. La seconda sarebbe dovuta avvenire poco dopo Pasqua, ma non ce n’è traccia né in municipio né sul sito della Lime edizioni, la società milanese che si è aggiudicata il contratto di sponsorizzazione dopo essere stata l’unica ditta a partecipare alla gara d’appalto. «Non si sono più fatti sentire, so che il capo di gabinetto ha già provveduto a scrivere una lettera di richiamo che minaccia sanzioni», dichiara Giovanni Iozzia, direttore responsabile della testata, nominato per volere diretto del primo cittadino. Ma la versione dell’azienda di Milano è completamente diversa: «Il Comune non si è più fatto vivo e non possiamo stamparlo solo con la pubblicità. Siamo vincolati a quello che decide Bianco», spiegano al telefono.

«C’è stata quella pubblicazione mesi fa, non possiamo sempre dire “Mandateci i testi, mandateci i testi” – continua una dipendente dal capoluogo lombardo – È stato strano anche per noi che non ci fossero più comunicazioni». Nel frattempo, Lime edizioni ha continuato a stampare altri giornali istituzionali: i numeri legati ai Comuni di Bagheria e Termini Imerese, per fare due esempi siciliani, sono aggiornati a marzo 2016. Ma sul blocco nella realizzazione del periodico etneo a dare una versione completamente opposta è il suo direttore responsabile. «Con loro ci siamo sentiti a gennaio – replica Iozzia – Avevamo programmato di dare al nuovo numero un’impostazione più giornalistica e non propagandistica». A differenza di quanto avvenuto in occasione dell’inaugurazione del giornale, incentrato sulla figura di Enzo Bianco e sulle 48 fotografie che lo ritraggono in 32 pagine. «Mi sarebbe piaciuto raccontare un po’ di cose – prosegue il direttore responsabile – Volevo fare il punto sulla metropolitana, parlare del Lungomare liberato e delle mostre. Per il numero ancora dopo avevo in mente l’estate catanese e i suoi eventi. Avevamo intenzione di coinvolgere altre firme per renderlo un giornale interessante».

«Il nostro editore è il Comune di Catania, ovviamente è un giornale politico», sostengono dalla Lime edizioni. Ma dopo le prime 55mila copie stampate e distribuite, Catania comunica rischia di rimanere un’incompiuta. O un’altra delle cose non fatte – sarebbe la 76esima – dalla giunta guidata dal primo cittadino. «Ho fatto un lavoro enorme che è rimasto nel cassetto», attacca Giovanni Iozzia. «Avevamo preso degli accordi e non sono stati rispettati. Io non lavoro gratis e loro non solo non mi hanno pagato ma non sono più riuscito a rintracciarli». In base ai termini della sponsorizzazione, il magazine di Palazzo degli elefanti avrebbe dovuto essere a costo zero per il bilancio comunale. Alla Lime, invece, sarebbero toccati gli introiti della pubblicità. «Coi quali avrebbero dovuto liquidare il mio compenso», spiega Iozzia. Uno stipendio stabilito in mille euro per ciascun numero. «È chiaro che così si va verso la revoca del loro incarico – conclude Iozzia – Anche se io mi auguro che la testata sopravviva, indipendentemente dal fatto che il direttore sia io o chiunque altro». 


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