San Teodoro vol. 3, impegno contro sfruttamento Quattrocento bambini in campo in nome di Iqbal

È il decimo anno che si celebra la settimana contro lo sfruttamento del lavoro minorile: a Librino ci ricordiamo e vi ricordiamo di Iqbal Masih. Bambino pakistano, lavoratore prima e coraggioso sindacalista poi, che ha pagato con la vita, a soli 12 anni, il coraggio con cui ha combattuto. Dal 2012 gli eventi della settimana in ricordo di Iqbal si svolgono al campo XXV Aprile San Teodoro Liberato: quest’anno sono state tre giornate organizzate dalla Librineria, con giochi, aquiloni e rappresentazioni teatrali, mentre le ultime due sono state all’insegna del rugby, con il torneo coppa Iqbal Masih.

Il 20 aprile al San Teodoro gli amici di Gammazita arrivano armati di strumenti musicali, hula hoop, arnesi per la giocoleria. Hanno i loro bambini al seguito, quelli con cui fanno attività in centro, al Castello Ursino, che insieme ai nostri si divertono un sacco a suonare con Sambazita – ensamble di percussioni nata nell’associazione culturale, e che suona al ritmo brasiliano -, a lanciare per aria bolas e palline e a farsi truccare da Irene che li trasforma in gattini, scimmiette e pagliacci e così conciati e colorati fanno entra ed esci dalla club house per far rifornimento di crostata e succo di frutta.

Per il giorno seguente, il 21, è in programma un pomeriggio di giochi all’aperto, quei giochi che tutti da bambini – ma anche da grandi – ci siamo divertiti a inventare e giocare e che vogliono essere simbolo dei diritti che a tutti i bambini del mondo dovrebbero sempre essere garantiti: sciancateddu, la strega mangia colori, moscacieca e nascondino. Corriamo, ridiamo, sudiamo ma non è ancora finita: bisogna fare volare gli aquiloni. Aquiloni come quelli che a Iqbal piaceva costruire. Aquiloni come quello che Iqbal teneva in mano quando a 12 anni fu fatto fuori dalla mafia dei tappeti. Aquiloni, con cui da due anni omaggiamo questo bambino coraggioso. I bimbi corrono a perdifiato per farli volare altissimi, invadono il campo da gioco e quella meravigliosa confusione – i ragazzi della squadra under 14 che si allena da una parte e gli aquiloni che invadono il cielo dell’altra metà del campo – mi sembra un’immagine perfetta. Quella che restituisce tutto il senso della straordinaria caciara che riempie i pomeriggi del campo San Teodoro. Pomeriggi fatti di palla ovale, scarpette sporche di fango, libri, compiti, laboratori e giochi inventati. Pomeriggi pieni pieni in cui ci si diverte tantissimo e si insegna e si impara, perché anche dai ragazzetti si ha da imparare!

Arriviamo a giorno 22 aprile, il più emozionante di tutti perché vanno in scena le nostre piccole librineriste e i nostri piccoli briganti con una storia scritta a cento manine che racconta di noi. Si chiama I briganti e le bibliotecarie: quello strano connubio tra palla ovale e libri che al campo San Teodoro funziona e carbura ogni giorno di più. Facciamo le prove generali, i bimbi sono emozionatissimi ma neanche noi volontari siamo da meno. Ci dividiamo i compiti: Giuseppe dietro le quinte dice ai bimbi quando entrare in scena e placa improvvisi attacchi di panico, come quello che ha Stefano che piange mogio mogio perché non è più tanto sicuro di volere fare il sindaco, ma che alla fine va in scena e con la sua vocina scandisce bene: «Le bibliotecarie ve le potete tenere, io e la mia giunta di loro e dei libri non sappiamo che farcene» e ancora «A cu mi vota un euro! A cu mi vota un euro!». Dietro le quinte c’è anche Angela che improvvisando con stoffe e carta colorate realizza dei costumi bellissimi. Io faccio il gobbo e Rachele mette le musiche che scandiscono l’azione. Lo spettacolo si chiude con la scena di un brigante che fa i compiti con una delle bibliotecarie e poi si alza, va a fare meta e le manda un bacio… Poi tutti insieme si mettono in cerchio, si toccano le manine e gridano «Omo se nasce, brigante se more!», e sembra una favola, forse è una favola ma che somiglia tanto alla nostra meravigliosa quotidianità. I bimbi recitano, dei ragazzetti dell’under sedici e della diciotto assistono divertiti, Salvo ed Emanuel durante le ultime prove ci aiutano persino e io sono felice perché mi rendo conto che davvero siamo sulla strada giusta, che noi insieme ai bimbi e ai ragazzetti stiamo facendo un lavoro straordinario. Tutti insieme.

È la volta del rugby, inizia il torneo coppa Iqbal Masih: sabato 23 di pomeriggio scendono in campo le squadre cinque under diciotto partecipanti, per un torneo di seven – rugby con sette giocatori per squadra, invece che in quindici -. Io sono al banchetto delle buone azioni, quelle attraverso le quali è possibile contribuire alla campagna I briganti si meritano un prato, ma riesco a defilarmi per andare a guardare la partita dei briganti. Io ed Angela ci sediamo sugli spalti, con timbro degno di due esperti capo ultras incitiamo i nostri ragazzi, gridiamo un’infinità di volte «Vai, Danilo!», e quando prende la palla lui e corre per andare a fare meta no lo ferma nessuno. Si qualificano quarti, nessuna coppa, ma la targa per il fair play in campo va a un brigante, Damiano, ed è un onore grandissimo perché la targa è intitolata a Giuseppe Mastroeni, Pippo Peppe per tutti, rugbysta della squadra senior e amico che ci ha lasciati da poco, anche lui come Iqbal troppo presto. A comunicare il vincitore della targa è Piero, che si commuove. Damiano è felice, orgoglioso e quella targa consegnata dai genitori di Pippo Peppe: come lui Damiano è un rugbista bravo e corretto anche fuori dal campo. La merita proprio.

Ed eccoci a domenica 24, con 400 bambini provenienti da tutta la Sicilia e non solo: ci sono persino i maltesi quest’anno! Al campo devi esserci una confusione meravigliosa, ma io e gli altri volontari – lo sappiamo già – vedremo solo i 1500 panini previsti per il terzo tempo. Ci sono i ragazzetti dell’under 16 e della 18 che vengono a darci un mano perché loro l’hanno capito fin troppo bene il significato della settimana contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Sanno che quel posto è loro, e amarlo significa anche dedicarsi con impegno e fatica, collaborare, sostenersi, fare panini. Con Alessio, Alfio e Danilo, il giorno prima protagonisti in campo, tagliamo, farciamo e imbustiamo i panini. Io sono vicina a Danilo che riempie i panini con uno zelo straordinario, «come se fussi ppi mia», e mi sa che Danilo l’ha capito proprio bene cos’è il rispetto di cui gli allenatori gli parlano! Al bar c’è Nicolas che aiuta i volontari a sfornare wurstel e a stappare birre. Ci raggiungono persino Poki e Valeria, artisti di Res pubblica temporanea: Poki regala alla club house Giuseppe Cunsolo una nuova insegna dipinta sulla parete. Valeria inizia a lavorare al primo murales pensato per le Brigantesse, la squadra femminile dei Briganti, bambini e ragazzetti li guardano curiosi e Poki, fiducioso assai più di me circa le mie capacità manuali, mi chiede e concede di aiutarlo!

Al tramonto sono stanchissima, ma vengo coinvolta dai bambini dell’under 10, che hanno giocato la mattina, in un estemporaneo allenamento di rugby: scendiamo in campo, facciamo i passaggi, improvvisiamo una mischia – mi eleggono pilone! -. Nicolò mi placca e cado sul campo di argilla e lo capisco benissimo perché i briganti si meritano un prato e ancora meglio lo capisco quando Giovannino col musetto sporco di succo di arancia mi chiede: «Ma secondo te a 100mila euro c’arriviamo? Io volevo portare 40 euro, tutti i soldi che mi sono messo da parte!». Subito dopo la premiazione finale: la coppa questa volta la vinciamo. Secondo posto all’under 10 e il terzo alla 14 dei briganti! Perché i nostri ragazzi sono anche bravi.


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