Aci Catena, consiglieri accusati di verbali falsati Sarebbero stati modificati dopo le denunce M5s

Avrebbero alterato i verbali, salvando il file aggiornato, ma senza considerare la possibilità che traccia di quelle modifiche sarebbe potuta rimanere nella memoria dei computer. Che si sia trattato di imperizia informatica o della fretta di correre ai ripari, è questa l’accusa per dieci dei quindici consiglieri comunali di Aci Catena, indagati dalla procura di Catania nell’inchiesta Gettonopoli. Per loro i magistrati hanno configurato l’ipotesi di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Che, unita all’accusa di truffa per 13 di loro, fa del caso catenoto qualcosa che va oltre il mal costume della politica.

La contraffazione dei verbali – il più delle volte per cambiare gli orari di entrata e uscita dalle commissioni consiliari, i nomi dei segretari verbalizzanti ma anche per sostituzioni di persona -, secondo i magistrati sarebbe avvenuta dopo che il Movimento 5 stelle aveva ottenuto dal Comune i documenti ed era trapelata l’intenzione di presentare un esposto in procura per denunciare le presunte irregolarità nella conduzione delle sedute. In particolare, i casi di compresenza in più riunioni. Sarebbe nato proprio dal confronto tra il materiale inviato dai pentastellati e quello ottenuto direttamente dai magistrati il sospetto che qualcosa potesse essere stato cambiato in corsa. Da qui la nomina di un perito informatico che ha certificato la manomissione dei file. 

L’inchiesta nelle prossime settimane potrebbe portare alla richiesta di rinvio a giudizio di tre quarti del consesso civicoLa commissione più interessata è la terza, quella che si occupa di lavori pubblici, urbanistica e servizi cimiteriali. Secondo l’accusa, in sei mesi – da giugno 2014 a gennaio 2015 – sono stati 34 i verbali alterati. Segue la sesta commissione, quella che dovrebbe occuparsi proprio di controllo e garanzia: in questo caso, i documenti modificati sarebbero 16. Ad attirare l’attenzione dei magistrati è stata poi anche la quarta commissione dedicata a ecologia, turismo, sport e beni culturali, con dieci verbali contestati.

Ma come detto, oltre che di falso, la procura accusa i consiglieri di truffa ai danni del Comune. La cifra complessiva che i avrebbero sottratto all’ente è di 5757 euro. Ripartita in maniera diversa. Si va dai 1296,75 euro contestati al consigliere Gianluca Grancagnolo (Pd) ai poco meno di 52 per Rosario Sorbello e Salvatore Leonardi. Questo l’elenco delle singole accuse per truffa: Giuseppe Aleo 518,70 euro; Luigi Citraro 259,35 euro; Martino Orazio Ferro 414,96 euro; Gianluca Grancagnolo 1296,75 euro; Teresa La Rosa 259,35 euro; Salvatore Leonardi 51,90 euro; Luigi Lucchesi 207,40 euro; Michele Puglisi 311,22 euro; Venerando Sapuppo 829,92 euro; Giuseppe Sciacca 259,35; Giuseppe Sorbello 881,79 euro; Rosario Sorbello 51,87 euro; Giuseppe Urso 414,96 euro. La lista degli indagati è completata dai nomi di Giovanni Grasso – attuale assessore all’Ecologia e vicesindaco – e Giuseppe Liuzzo. Accusati entrambi soltanto di aver falsato i verbali.

La questione commissione consiliari già nel 2014 era finita al centro del dibattito, per la richiesta, da parte del Movimento 5 stelle e di un collettivo, di aprirle al pubblico con la trasmissioneon line delle sedute. Il consiglio comunale votò anche una mozione, ribattezzata della «trasparenza», ma che non ha mai portato a nulla. In un primo tempo, il sindaco Ascenzio Maesano aveva dichiarato che per la concretizzazione dell’impegno preso si sarebbe atteso il trasloco nella sede storica del Palazzo di città, ma poi, anche quando questo è avvenuto, le commissioni sono rimaste accessibili a pochi.


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