Crisi Stabile, nominati ispettori e comitato consultivo La Rosa: «Occupazione della sala non porta a nulla»

La Regione invierà gli ispettori al teatro Stabile per fare chiarezza sulle condizioni economiche e su come hanno agito finora i gestori. Il provvedimento accompagna la crisi sempre più profonda nella quale è andato a finire lo storico palco catanese. I lavoratori, dopo mesi di stipendi non corrisposti, hanno fermato le rappresentazioni e sono in assemblea permanente all’interno dell’edificio. «Così non si risolvono i problemi», commenta il presidente Salvo La Rosa. Intanto il consiglio di amministrazione dell’ente ha nominato un comitato consultivo che opererà a titolo gratuito in sostegno dei dirigenti. «Stanno brancolando nel buio», commenta il sindacalista Cgil Davide Foti.

La priorità, per gli ispettori inviati dall’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo, sarà trovare i documenti che il teatro pare non abbia mai fornito alla Regione, nonostante i numerosi solleciti. «Da parte nostra c’è la massima collaborazione», dice a MeridioNews il presidente del teatro. «Anche se le istituzioni si sono messe in moto, ciò che conta è che i lavoratori sono ancora senza stipendi e i soldi sono bloccati», replica il sindacalista Cgil. L’occupazione del teatro, anche notturna, dura da metà aprile: «C’è tanta rabbia e stanchezza tra coloro che occupano», e chiedono paghe e progetti concreti per il futuro. Le risposte che attendono non paiono però essere prossime, anzi. «La situazione si sbloccherà solo quando i soci (tra i quali Regione e Comune, ndr) stanzieranno i fondi – dice La Rosa – Occupare il teatro non porta a nulla». 

Lo Stabile ha evidenziato, nell’ultimo bilancio, debiti per 15 milioni di euro e un disavanzo di sette milioni, che hanno portato alla notifica delle istanze di pignoramento da parte dei creditori. «Un misura legittima», secondo La Rosa. Proprio la questione economica pare, in questo momento, quella più intricata ma allo stesso tempo necessaria da sciogliere per sbloccare i pagamenti: «Se la Regione non certifica la copertura sui pignoramenti il Comune non può dare al teatro i soldi – spiega il sindacalista – È come il cane che si morde la coda». Intanto il consiglio di amministrazione dell’ente ha nominato tre consulenti, che si occuperanno della parte organizzativa, tecnica e artistica. «Ma all’interno del teatro questi incarichi sono già coperti da alcuni dipendenti. Ci stanno forse commissariando?», si domanda Foti. 

Il provvedimento, tra l’altro, ha colto di sorpresa i lavoratori, che perciò si sono riuniti nuovamente in assemblea stamattina: «Nonostante avessimo avuto un incontro pochi giorni fa, col presidente La Rosa, non c’era stato anticipato nulla». Il dirigente non smentisce: «Prendo atto di quanto dichiarato dai sindacati, ma ricordo a tutti che il cda decide in totale autonomia». Indizio che per il sindacalista è indice, piuttosto, che la dirigenza del teatro «stia navigando a vista, e non sappia bene cosa fare». Di certo c’è che l’ispezione disposta dalla Regione riguarda la gestione dei dirigenti passati, che hanno guidato lo Stabile finora. Il direttore uscente, Giuseppe Dipasquale, nonostante non sia ancora formalmente decaduto si tira però fuori dalla vicenda: «Io non ci sono più, non chiamate più me», risponde a MeridioNews

Per rilanciare il teatro Stabile, oltre a chiedere ai lavoratori di «trovare altre forme di protesta, per manifestare le loro legittime richieste ai soci senza impedire lo svolgersi degli spettacoli», il presidente presenterà alla Regione anche altre esigenze. Tra queste, oltre alla ricapitalizzazione, pure «la ridistribuzione dei poteri all’interno dell’assemblea dei soci; la riorganizzazione di ruoli e figure aziendali; un serio piano di ottimizzazione dei costi per puntare al risparmio». Rispetto al passato, insomma «non si potrà più spendere più di quanto si guadagna», dice La Rosa. Il presente intanto rimane «molto problematico» e nonostante il presidente pensi già «alla redazione del calendario degli spettacoli per il 2017», il teatro resta chiuso «fino alla regolarizzazione degli stipendi», conclude il sindacalista Foti. 


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