Catania-Catenanuova, il doppio binario da 400 milioni «A giugno parere del Comune su progetto di Ferrovie»

«Sono 400 milioni di euro per due tratte. Quindi, in totale, 800 milioni». È il valore del raddoppio ferroviario tra la stazione Bicocca di Catania e quella di Raddusa, passando per Catenanuova (nell’Ennese). Un pezzo consistente del collegamento su binari tra il capoluogo etneo e Palermo, nonché una delle più grosse opere pubbliche previste nei prossimi anni. Con un valore complessivo che arriva quasi a sei miliardi di euro e rispetto al quale sono chiari i numeri che parlano di costi ma non quelli che parlano di scadenze. Un po’ come nel caso del tratto che parte dal Catanese, di cui si è discusso ieri mattina nel corso di una conferenza dei servizi a Roma, a casa di Ferrovie dello Stato. «Siamo nella fase di approvazione del progetto definitivo», spiega l’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco. La prossima scadenza è fissata per il 29 giugno. In quella data bisognerà che tutte le parti in causa abbiano dato il proprio al piano elaborato da Italferr, la società partecipata da Fs che ha avuto il compito di disegnare il nuovo tracciato isolano.

Il primo passaggio, però, è l’approvazione del progetto. Entro i prossimi giorni il Comune di Catania si è riservato di esprimere il proprio parere. Anche alla luce delle due perplessità principali. La prima riguarda i passaggi a livello: l’idea di Italferr è eliminarli tutti – «Fino a Catenanuova erano circa undici», ricorda Bosco – e sostituirli con i sovrappassi. «In pratica – spiega Bosco – la strada sarà sopraelevata e binari e treni ci passeranno sotto. Ma abbiamo chiesto che la carreggiata nell’area di Bicocca potesse essere allargata». Soprattutto in virtù del traffico che si genera sull’arteria che porta al Maas, a uno dei centri commerciali del capoluogo etneo e all’istituto penitenziario. «L’altra questione, invece, è quella che riguarda l’allungamento della pista dell’aeroporto di Catania», prosegue l’assessore. Il rischio è che il raddoppio ferroviario possa interferire con i progetti di sviluppo dello scalo di Fontanarossa.

La lunghezza della lingua d’asfalto che permette agli aerei di atterrare e decollare a Catania è, secondo l’amministrazione comunale, uno dei principali ostacoli alla trasformazione dell’aerostazione catanese in uno scalo intercontinentale. In attesa di quel traguardo, però, il Vincenzo Bellini è stato escluso dalla rete Core network, quella che definisce le infrastrutture di importanza strategica per lo sviluppo dell’Europa. E che dà diritto a finanziamenti che Catania potrà solo guardare da lontano. Almeno fino al 2023, anno in cui l’elenco europeo sarà rivisto. La prospettiva dell’allungamento della pista, però, ha sempre fatto il paio con quella dell’interramento della stazione ferroviaria proprio di Bicocca. «Enac e Sac hanno avviato un’interlocuzione con Ferrovie proprio per questo motivo – aggiunge Luigi Bosco – Perché l’aeroporto e la ferrovia devono svilupparsi parallelamente. Non possiamo permettere che l’uno rovini i piani dell’altra».

Ma quello del Comune di Catania è solo uno dei pareri che servono. Dovranno essere formulati anche quelli di tutte le altre amministrazioni coinvolte nel progetto, a partire da quella di Catenanuova (in provincia di Enna), che è la tappa intermedia prevista. «Il collegamento con Raddusa partirà da lì – spiega l’ingegnere – Speriamo che non ci siano pareri negativi». Anche perché il ritardo si è già accumulato. La causa è il cedimento del pilone sulla A19, autostrada che collega Catania a Palermo. «In un primo momento era previsto che la linea ferrata venisse interrotta in alcuni punti». In maniera non continuativa, quindi, il capoluogo etneo e quello panormita sarebbero stati ancora più lontani per circa due anni. «Adesso nel progetto non è prevista nessuna interruzione. Una volta che sarà approvato il progetto definitivo, si farà quello esecutivo e poi la gara d’appalto». Quando non è ancora chiaro. A lavori ultimati, però, i treni dovrebbero poter raggiungere la velocità massima di 160 chilometri orari, portando i siciliani da Catania a Palermo in un’ora e quaranta minuti. «L’alta velocità è lontana – conclude Luigi Bosco – Ma senza ponte sullo stretto di Messina non si può mica fare».


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