Il caso del siriano col finto passaporto dell’Isis Arriva in Parlamento con interrogazione scritta

Arriva a Roma il controverso caso di Mourad El Ghazzaoui, il 21enne siriano arrestato a Pozzallo con l’accusa di terrorismo e oggi detenuto a Rossano Calabro, nella Guantanamo italiana. A occuparsene è il deputato Pd Giuseppe Berretta – ex sottosegretario alla Giustizia durante il governo Letta – in un’interrogazione a risposta scritta rivolta ai ministri dell’Interno e della Giustizia, Angelino Alfano e Andrea Orlando. Nel testo, il deputato chiede di sapere «di quali elementi disponga il governo circa il grado di pericolosità del giovane siriano detenuto in Calabria». Specie dopo la notizia del presunto passaporto dell’Isis trovato al ragazzo e che, come ha dimostrato MeridioNews, è in realtà una bufala che gira da anni sul web. Berretta, nella sua interrogazione, chiede inoltre quali verifiche intendano porre i ministri sulle «condizioni di detenzione nel carcere di Rossano». Definito da chi c’è stato «un luogo macabro in cui non si può dire nemmeno di essere vivi».

Mourad El Ghazzaoui viene arrestato a Pozzalo nel dicembre 2015 perché ritenuto un affiliato allo Stato islamico. Da subito emergono alcuni dubbi sulla sua posizione. Su tutti, a non convincere sono le foto ritrovate sui cellulari in possesso del giovane e che, secondo gli inquirenti, mostrerebbero il suo estremismo. Ma gli scatti diffusi sono dei fotomontaggi con frasi generiche su Allah e contro il regime del dittatore siriano Bashar al Assad. Dopo un periodo di carcere a Bicocca, il suo caso torna sui giornali – prima sul quotidiano La Repubblica e poi su La Sicilia – per il sensazionale ritrovamento di quello che viene definito «il passaporto dell’Isis». Una prova unica nel suo genere, secondo gli investigatori, ma che MeridioNews ha svelato essere una bufala. Con la foto di un cantante siriano che abita in Svezia, circola online da anni. Nonostante riporti una validità di tre mesi, pur essendo senza data.

Dopo un periodo sotto la tutela di un’avvocata d’ufficio, El Ghazzaoui ha scelto un legale di fiducia. Si tratta di Vittorio Platì, del foro di Catanzaro, con all’attivo diversi casi di terrorismo. Una scelta non casuale quella del siriano che parla poco l’inglese e per niente l’italiano. Platì infatti difende altri detenuti nel carcere di Rossano Calabro, dov’è stato trasferito il 21enne. Un luogo dove, insieme a mafiosi con sentenza definitiva, si trovano decine di detenuti speciali, accusati di terrorismo. La Guantanamo italiana, com’è stata definita, dove «per l’ora d’aria c’è un corridoio lungo 12 metri e largo tre con muri alti dieci metri, dove non si vede bene nemmeno il cielo perché c’è una rete di protezione». Così descriveva a MeridioNews la struttura Giuseppe Candido, docente, giornalista ed esponente calabrese del partito Radicale. Platì ha spiegato a MeridioNews di aver presentato istanza al tribunale della libertà, senza però ottenere la scarcerazione del suo assistito. Stesso esito negativo avuto in seguito davanti ai giudici della corte di Cassazione. Adesso, a chiedersi se El Ghazzaoui sia davvero un terrorista islamico è anche il deputato nazionale Berretta.


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