Amt, autobus «infuocati» senza il climatizzatore «E i dipendenti aspettano lo stipendio di luglio»

I termometri catanesi oggi si aggirano sui trenta gradi all’ombra ma la temperatura percepita è più alta, perlomeno negli abitacoli degli autobus dell’Amt. A definire i mezzi dell’Azienda metropolitana trasporti etnea «forni crematori, infuocati» sono le sigle sindacali che stanno cercando di mettere una pezza sul declino della società partecipata del Comune di Catania. «Denunciamo per salvare il salvabile, ovvero i lavoratori e gli utenti», dichiara a MeridioNews il segretario provinciale di Faisa-Cisal Aldo Moschella. Il sindacalista spiega, infatti, che nella maggior parte delle vetture del trasporto pubblico il climatizzatore «funziona male o è del tutto guasto». Una situazione che non riguarda solo gli autobus più vecchi ma anche quelli (di seconda mano) acquistati di recente in Svizzera dalla proprietà. Si tratta cioè dei mezzi di colore verde scuro che vengono sfruttati perlopiù per servire le linee meno periferiche del capoluogo. «Quattro sono costati 120mila euro ma l’investimento lascia il tempo che trova perché – dice Moschella – il sistema di aria condizionata integrato è talmente leggero da venire annullato dalle temperature catanesi». Ma «forse non tutti sanno che la Sicilia non ha lo stesso clima della Svizzera», aggiunge.

I nuovi mezzi acquistati dai vertici della società dovevano servire a «dare una boccata di sollievo al trasporto pubblico catanese», spiegava qualche mese fa il blog che si occupa di viabilità sostenibile, Mobilita Catania. Secondo gli esperti, infatti, le vetture necessarie a garantire la piena copertura del servizio cittadino «dovrebbero essere un centinaio». «Nella giornata di ieri sono usciti dal deposito soltanto 55 autobus, un numero che è sceso a 45 intorno alle 14 per via di una serie di guasti e per le temperature troppo alte», interviene Moschella. Mentre questa mattina, intorno alle 12, uno dei due Brt ha subito un guasto. Così «i catanesi sono costretti a ore di attesa sotto il sole. Un disagio oltre che una delusione per tutti, considerato che il bus è nato come una delle linee veloci», racconta un autista iscritto a Fast-Confsal, Angelo Valentino

Per Moschella, così come per i dipendenti, appare chiaro «il collasso dell’azienda». Senza che la certezza dell’epilogo nasconda punti di domanda «rimasti senza replica». «Perché non si capisce che i passeggeri rischiano di soffocare insieme agli autisti? Come mai i funzionari non salgono sulle vetture così da rendersi conto che sono dei forni crematori?», domandano dipendenti e sindacalisti. Al danno delle «condizioni degradanti in cui sono costretti a operare i lavoratori Amt si aggiunge pure la beffa», afferma Moschella. «Ai dipendenti non è ancora stato pagato lo stipendio di luglio e in merito non sono state fornite date certe – continua – al netto dei tagli effettuati dai vertici e dai sacrifici chiesti al personale». Una situazione che per lui è avallata dal socio unico della ditta, Palazzo degli elefanti

«Abbiamo ascoltato i sindacati e i lavoratori che hanno manifestato le loro criticità, tra le quali quelle relative ai turni di lavoro e alle condizioni in cui si effettuano. Il compito che stiamo svolgendo è di fare da intermediari tra loro e l’amministrazione, che comunque conosce le loro esigenze», dichiara il presidente della commissione consiliare Partecipate Michele Failla. «Sappiamo che la ditta ha ricevuto una tranche di fondi regionali e questo avrebbe dato un primo respiro di sollievo», continua. Ma a pesare è il debito vantato dal Comune, l’assenza al momento di un piano industriale e l’inadempienza degli enti territoriali. «Con la sua inerzia e il suo subdolo ottimismo, il presidente Carlo Lungaro ha fatto in modo che l’Amt si riducesse a questo. Durante il suo mandato è riuscito ad azzerare il trasporto urbano a Catania», tira le somme il referente di Fast-Confsal Giovanni Lo Schiavo.  


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