A Catania parte la staffetta in piazza del M5s Di Maio: «Dalla Sicilia la conquista dell’Italia»

Piazza Università è piena: le persone arrivate ad ascoltare il Movimento 5 stelle al gran completo sono migliaia. Catania a 5 stelle è la prova generale dell’evento della prossima settimana a Palermo, quando i pentastellati parleranno all’Italia intera. Nel frattempo scaldano la voce e alternano sul palco le due teste di serie nazionali: Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio. Al primo spetta rinsaldare gli animi del tardo pomeriggio («Renzi ormai sta sui coglioni a nove italiani su dieci», grida, e gli applausi sono scroscianti). Il secondo chiude la serata in grande spolvero: «Il governo nazionale del MoVimento 5 stelle passa dalla vittoria alle regionali siciliane», dichiara ai giornalisti senza mezzi termini. E poi incita la folla alludendo agli scandali ma senza citarli: «Faremo degli errori, ma poi testa bassa e pedalare, si ricomincia». 

Per ricominciare, dopo gli scandali di Roma e l’ennesima rottura ad Augusta, il Movimento sceglie la Sicilia. «Chi non molla non può essere distrutto: è l’insegnamento che ci ha lasciato Gianroberto Casaleggio – ricorda Giancarlo Cancelleri – Noi siciliani siamo sempre tenaci, non ci facciamo sconfiggere da questi qua». Anzi, i pentastellati isolani rilanciano. Dopo aver studiato da parlamentari regionali puntano a diplomarsi a Palazzo d’Orleans. Al governo della Regione. A benedire il proposito è Di Maio, dato per prossimo alla candidatura a presidente del consiglio. «Domenica prossima a Palermo iniziamo il percorso verso il governo della Regione Siciliana. I più grandi cambiamenti di questo Paese, del resto, sono venuti da qua», annuncia il vicepresidente della Camera. 

Di Battista dal palco si vanta di essere arrivato parlando con la gente, di aver risposto a tutti i giornalisti, di non avere avuto bisogno di scorte e polizia. «Non servivano neanche le transenne, perché voi siete con noi», diceva. Di Maio, invece, arriva in auto con Cancelleri fino a sotto al palco di piazza Università. Parla da dietro una barriera di ferro, risponde a quattro domande e poi va via. «Le elezioni comunali sono da vedere – sorride – So che qui si sono inventati una legge per cui la maggioranza è il 40 per cento, mentre in tutto il mondo è il 51». Il riferimento è alla nuova elegge elettorale passata da Palermo, che cambia le regole delle elezioni amministrative. Che i pentastellati vogliono continuare a conquistare, nonostante l’elezione di Virginia Raggi a Roma sia costellata da polemiche sin dal primo momento. 

«Il Movimento è un organismo che si evolve – replica Di Maio – Che fa tesoro e impara a trarre insegnamenti. Credo che siamo arrivati preparati al governo di Roma, ma siccome è Roma, abbiamo anche diverse difficoltà perché è la capitale d’Italia. Anche qui ci saranno difficoltà. Chi può dire che qua non avremo problemi? L’importante è tenere la barra dritta». E crederci, sempre. «Se ci lasciamo intimidire da qualche prima pagina sui giornali e da qualche servizio in tv non ne usciamo. Il governo della città di Roma rafforzerà il Movimento 5 stelle, è una grande prova da cui guadagneremo esperienza». L’obiettivo, del resto, è chiaro. E arrivarci passa anche dal referendum costituzionale. «Se dovesse vincere il No bisognerebbe andare a votare il prima possibile, non ci siano altri giochi di palazzo», conclude l’esponente pentastellato.

Dopo svariate ore di comizio e una lunga staffetta tra tutti i referenti locali e regionali del Movimento, la sera è ormai arrivata. «Siete degli eroi», applaude Cancelleri ai catanesi. «Lo può dire fortissimo, noi siamo qua per i Cinque stelle. Loro sono a favore dei cittadini, vogliono fare leggi per aiutarci», dice un signore di mezza età. «Chi ci ha governato per quarant’anni e ha rovinato l’Italia se ne vada a casa, e diamo spazio a questi ragazzi – s’intromette un altro – Almeno sono giovani, vediamo che succede, no? Se rubano noi ancora non lo sappiamo, no? Non c’è chi votare. Dando il voto al Pd o a Forza Italia voto dei ladri». «Io condivido il reddito di cittadinanza», sostiene un terzo cittadino. «Si sono tagliati lo stipendio e già questa è una cosa buona», sorride il quarto del gruppo. «Coi giornalisti non ci parlo perché non fate gli interessi dei cittadini», risponde un catanese alla domanda sul perché sia in piazza. 


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