Anfiteatro romano, aperto ma ancora senza personale «Abbiamo bisogno di dipendenti per lavorare meglio»

L’anfiteatro romano di piazza Stesicoro riapre e sarà visitabile grazie al lavoro realizzato dai ragazzi dell’Istituto per i beni archeologici-Cnr di Catania. Archeologi, esperti di comunicazione e architetti coordinati dal direttore Daniele Malfitana che, in questi mesi, hanno lavorato per restituire alla città un’opera quasi sempre inaccessibile. Un progetto di valorizzazione che, stando alle parole di Malfitana, nasce come una vera e propria «sfida politica che l’Istituto lancia all’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio». Presente ieri pomeriggio all’evento di presentazione, insieme al sindaco Enzo Bianco e alla direttora del polo regionale per i siti culturali e i parchi Maria Costanza Lentini.


«Abbiamo sempre sostenuto l’assurdità di un monumento come questo chiuso alla popolazione – spiega Malfitana a MeridioNews – Per questo motivo abbiamo fatto la nostra proposta: se l’opera deve rimanere in questo stato, ci siamo detti, datela in gestione a noi e la renderemo nuovamente operativa in poco tempo. E così è stato fatto». «La nostra speranza – gli fa eco una ricercatrice dell’Ibam – è quella di creare un modello virtuoso capace di stimolare un maggiore impegno collettivo. Un esempio che faccia vedere alla politica che le cose si possono fare, anche con un investimento minimo». 

Tutti gli interventi, quelli passati e quelli futuri, nascono dall’esperienza di Catania living lab, il laboratorio di cultura e tecnologie di via Manzoni realizzato grazie ai fondi europei Fesr 2014-2020. «Saranno gli stessi ragazzi che già hanno iniziato il percorso con il laboratorio che gestiranno le visite del monumento, direttamente qui dentro – specifica Daniele Malfitana – Verranno utilizzati gli stessi fondi utilizzati per la creazione del primo progetto – continua – Sarebbe stato un peccato far finire tutto senza entrare realmente nell’anfiteatro. La mia idea è quella di studiare una formula che coniughi le esigenze della Regione, quelle dei cittadini, con quelle dei tanti ragazzi che vogliono lavorare in un settore stupendo come quello dei beni culturali».

Un guanto che sembrerebbe raccolto – almeno per il momento – dall’assessore Vermiglio che, grazie a un protocollo d’intesa tra i due enti, ha concesso al Cnr di poter entrare all’interno dell’opera e di poterla gestire per un breve periodo di prova. Un’idea ambiziosa improntata sulla rivalutazione degli spazi, a partire proprio dal loro utilizzo. «Vogliamo far rivivere la struttura di epoca romana grazie a una serie di iniziative, visite guidate, mostre fotografiche, concerti e proiezioni – continua il direttore dell’istituto – In questo periodo, con le nostre forze, abbiamo realizzato anche strumenti utili alla collettività come una guida in codice Brail, una nuova guida didattica del monumento, pannelli bilingue. Tutte cose che prima non c’erano».

Ma l’ingresso all’opera non sarà del tutto libero. Le visite serali saranno infatti disponibili due volte la settimana, sotto prenotazione, in fascia serale (dalle 19 alle 21.45) solo per piccoli gruppi di massimo otto persone. Una soluzione adottata a causa della carenza di organico e, per i tratti sotterranei, per rispettare le norme di sicurezza e di conservazione degli ambienti antichi. «Noi ci impegneremo a reperire il personale, ma purtroppo non è possibile entrare liberamente – spiega a MeridioNews Maria Costanza Lentini, nuova direttora del polo regionale per i siti culturali – All’anfiteatro, tra l’altro, non c’è neanche un sistema di video-sorveglianza che possa sostituire i custodi».  

«Andrà sicuramente a regime ma come molti altri beni a Catania, la struttura è in ottimo stato ma è sottoutilizzata – continua Lentini – Abbiamo purtroppo un organico piccolo, con poco personale, forse perché non siamo stati una città turistica, una città d’arte. Ci vuole sicuramente il tempo necessario e soprattutto molto lavoro». Un problema che si aggiunge a quello della pulizia, data la posizione in centro città, circondata dal manto stradale e sottoposta allo smog del traffico veicolare. «Se avessimo anche cinque, sei unità in più potremmo operare molto meglio – conclude Maria Costanza Lentini – ma purtroppo, allo stato attuale, spesso non è possibile pulire l’opera come si deve».


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