P.zza Università, inaugurata mostra Cern sotto il vulcano Sessanta fotografie per raccontare la Fisica in Europa

«Cern sotto il vulcano è l’occasione migliore per comunicare quello che stiamo facendo per questa città, grazie al legame tra università ed enti di ricerca». A parlare è Giacomo Cuttone, direttore dei Laboratori nazionali del sud, durante l’inaugurazione della mostra fotografica – organizzata dal Centro siciliano di Fisica nucleare e struttura della materia in collaborazione con l’università di Catania e con l’Infn – che celebra i 60 anni del centro europeo per la Ricerca nucleare di Ginevra, di cui fanno parte circa duemila fisici catanesi.

Sessanta fotografie e diversi pannelli espositivi che ripercorrono la storia del più grande laboratorio di Fisica fondamentale mai costruito, che il pubblico potrà ammirare fino al 10 ottobre – dalle 9 alle 20 – nel chiostro del palazzo centrale dell’ateneo di Catania, in piazza Università, e che sono state presentate ufficialmente venerdì 30 settembre, in concomitanza con la Notte dei ricercatori promossa dall’Unione Europea in trecento città, che ha animato il capoluogo etneo con musica, spettacoli, esperimenti, conferenze e mostre allestite tra il porto, la cittadella universitaria e i laboratori nazionali del sud.

«La mostra e il lavoro che c’è dietro sono il risultato di una sinergia tra università, Infn ed enti di ricerca che creano sviluppo e attività dedicate ai giovani» – spiega Antonio Insolia, direttore della sezione di Catania dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. «Catania in questo campo rappresenta un centro di ricerca di rilievo nazionale e internazionale e bisogna favorire la ricerca e i giovani». Verso cui nutre un’attenzione particolare anche il Centro siciliano di fisica nucleare e struttura della materia diretto da Alessia Tricromi, che sottolinea come l’obiettivo dell’esposizione sia «lanciare alla città un messaggio di apertura, far vedere ai cittadini che siamo persone mosse da curiosità e voglia di progresso». Simbolica in questo senso la scelta di allestire la mostra in piazza Università, per «stare in mezzo alla città e condividere con passanti e curiosi le nostre attività». Attività che però, ricorda Tricomi, necessitano del supporto delle istituzioni, «per far crescere menti brillanti da non esportare, ma far restare qui».

«L’Italia spende cento euro ad abitante per l’università e trecento per giochi e scommesse» avverte il rettore dell’università di Catania, Giacomo Pignataro. «Non possiamo affidare il futuro alla sorte» commenta il rettore, per cui il segreto per far uscire il mondo della ricerca dal suo stato di sofferenza è «far comprendere quanto è importante comunicando alla società quello che facciamo». E offrendo delle possibilità concrete ai giovani, come sottolinea anche Valerio Pirronello, direttore del dipartimento di Fisica e Astronomia catanese. «Ci riempie d’orgoglio il fatto che il nostro dipartimento è considerato uno dei primi al mondo – dice – perché offre ai ragazzi del nostro territorio le stesse opportunità di chi vive in situazioni socio economiche migliori delle nostre». «A Catania – rimarca Giacomo Cuttone – abbiamo un technological park che non ha similitudini da nessuna parte in Italia, con la presenza di tante realtà del territorio. Se un ricercatore decide di restare è perché trova un luogo ideale per proseguire le proprie ricerche qui».

Come ha fatto la trentaquattrenne Paola La Rocca, ricercatrice al dipartimento di Fisica catanese. Un percorso lineare il suo, che si è appassionata alla Fisica grazie all’insegnante del liceo e che dopo la laurea e il dottorato di ricerca a Catania ha conquistato un contratto di ricercatore a tempo determinato. «La strada è ancora lunga – dice – ma alla fine il merito paga». Per avvicinare le persone a questo mondo per la giovane siciliana è importante «organizzare attività di divulgazione con le scuole e usare un linguaggio semplice e basato su delle analogie con la vita quotidiana». È questo per Paola – che sogna di insegnare all’Università – il segreto per comprendere la Fisica, una materia che «sembra astratta, ma ha tante applicazioni nel quotidiano. Vorrei dedicarmi alla didattica e restare nella mia città – rivela – ma dando il mio contributo per esperimenti condotti all’estero». 


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