Amt, un volantinaggio per il trasporto pubblico «Rivogliamo bus. Ritardi? Superano 60 minuti»

«È pazzesco, un’ora di attesa e arrivo tardi a lavoro». Ogni giorno è sempre la stessa storia, lo sanno bene i cittadini che usano gli autobus per spostarsi a Catania o nell’hinterland e che alla fermata della stazione centrale condividono il proprio malumore. «I ritardi interessano tutte le linee e quando arrivano i mezzi sono sempre strapieni», raccontano gli habitué, che lamentano disservizi e tempi d’attesa che a volte sfiorano anche i 60 minuti. «Non cambierà mai la situazione», aggiungono due sedicenni e una signora in attesa da mezz’ora del 530 per il quartiere di Picanello.

Oggi a dare manforte ai cittadini in attesa in piazza Papa Giovanni XXIII c’è il comitato Catania non si svende, nato in seguito alla notizia della vendita di diversi beni della città, prevista dal piano di rientro del Comune, alcuni dei quali – tra cui il teatro Coppola, villa Fazio, villa Curia e la villetta di via Rametta – sembrano essere momentaneamente fuori pericolo. Sul possibile passaggio ai privati si sono opposte diverse associazioni e movimenti come Catania Bene Comune, Gapa, Officina Rebelde, I Siciliani, i Briganti di Librino, Comitato No Pua, Città felice e altre gruppi che operano sul territorio comunale.

«Le ricadute del piano di rientro – spiega a MeridioNews Matteo Iannitti di Catania bene comune interessano anche la situazione dei trasporti e la vita del cittadino. Negli ultimi mesi i sindacati e i lavoratori si sono mossi con coraggio a difesa del servizio pubblico, ma manca il coinvolgimento diretto della cittadinanza». Una partita che si gioca anche sul piano della mobilità sostenibile, per cercare di ridurre il numero delle auto in giro per la città. «Non bastano la settimana del pedone e del ciclista quando non viene assicurato il trasporto su gomma, che è il primo servizio che dovrebbe servire a evitare il traffico».

L’obiettivo del comitato Catania non si svende è portare avanti battaglie tematiche fatte di dialogo e proposte concrete per migliorare il trasporto pubblico, ma anche volantinaggio itinerante e flash mob, fino ad arrivare a una manifestazione finale che dovrebbe tenersi in primavera. E quello di oggi rappresenta proprio il primo passo per coinvolgere chi utilizza gli autobus per andare a lavoro e a scuola, ma anche per confrontarsi con gli autisti, che spesso diventano le vittime di insulti e del nervosismo degli utenti.

«Ci sono quelli che se la prendono con loro – conferma un gruppetto alla fermata – ma la colpa è di chi comanda». Ai vertici dell’amministrazione i cittadini chiedono «più autobus e corse, perché chi non usa i mezzi pubblici non capisce cosa vuol dire». «Se la prendono con noi perché si innervosiscono a causa dei ritardi, che non dipendono dalla nostra volontà ma dall’organizzazione generale», spiega uno degli autisti al capolinea, da venticinque anni nell’azienda. «La politica quando c’è da tagliare nastri e inaugurare nuove vetture è in prima linea, ma non si può nascondere la carenza di personale, di mezzi – sono 80 quelli attivi in questo momento – e di liquidità per l’acquisto di pezzi di ricambio».

La soluzione per molti sarebbe quella di integrare i servizi offerti da compagnie pubbliche e ditte private e fondere i servizi locali con quelli regionali. «Se non lavoriamo insieme è una battagli persa – conclude l’autista – perché il trasporto coordinato permetterebbe di risparmiare soldi e personale e offrire un servizio più efficiente. Vorrei capire se il sindaco ha intenzione di rilanciare questo servizio e quali dinamiche vogliono mettere in campo, perché la città ne ha bisogno». 


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