Differenziata, tra discariche e percentuali basse «Con i cassonetti si arriva al cinque per cento»

«La differenziata a Librino non viene fatta da nessuno, magari da domani inizierò io». È quasi mezzogiorno quando un cittadino parcheggia la sua auto in viale Moncada per gettare tre sacchetti pieni di spazzatura. L’immondizia finisce in un cassonetto di colore marrone, quello, almeno sulla carta, destinato alla raccolta dell’organico. Dentro le sue buste però c’è di tutto e quando viene ripreso ci fornisce la sua giustificazione. Il copione è lo stesso in via della Concordia, nei pressi del cimitero cittadino. I contenitori gialli, riservati a plastica e metalli, sono pieni di fiori andati a male, nastri e rifiuti di ogni genere. La fotografia è quella della zona a sud di Catania. Una porzione della città, la più popolata, in cui il porta a porta è ancora un miraggio e si procede con la cosiddetta raccolta di prossimità. Decine di cassonetti, suddivisi per colore e posizionati nei pressi dei complessi residenziali, che ormai da anni vengono utilizzati come piccole discariche di quartiere a cielo aperto. Accanto ai contenitori spesso si trova di tutto: letti, divani, decine di copertoni ma anche materassi e carcasse di animali. Come si vede durante un nostro sopralluogo in compagnia dell’ufficio speciale regionale per la raccolta differenziata.

Una situazione che incide negativamente sull’obiettivo imposto dall’Unione europea del 50 per cento di differenziata, da raggiungere entro il 2020. La Sicilia, come dimostrano i dati del rapporto Anci-Conai, attualmente indossa la maglia nera. È la regione con la media nazionale più bassa di rifiuti che vengono separati. Nel capoluogo etneo la situazione non è delle migliori, come spiega Salvo Cocina, il dirigente incaricato dal presidente Rosario Crocetta per guidare l’ufficio speciale per la raccolta differenziata. «La presenza dai cassonetti incide negativamente. Nelle zone con questo tipo di servizio il livello della differenziata è attorno al cinque per cento – spiega il funzionario a MeridioNews – mentre l’intera città viaggia attorno al dieci, in calo rispetto al 2015». Lungo le strade cittadine, per il momento, sarebbero ancora «circa settemila», i contenitori per la raccolta di prossimità. 

A pesare sulla mancata estensione del porta a porta in tutta la città è la mancanza di una gara d’appalto per l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti. Attualmente si lavora in regime di proroga in favore del consorzio Ipi-Oikos. Il mandato, che scadrà il 15 dicembre, era già stato prolungato fino a giugno dopo il termine ultimo del 19 febbraio. «Nelle zone della città non gestite dall’amministrazione ma dalla ditta esterna, i cassonetti non possono essere tolti. Non abbiamo un dato preciso sulla raccolta ma sicuramente non è alta, come in tutto il capoluogo», spiega l’assessore all’Ambiente Rosario D’Agata. «Tutto dipenderà dal nuovo appalto. Ci stiamo attrezzando per la gara». 

Se da un lato una parte della città sembra non accettare di buon grado la separazione dei rifiuti, dall’altra ci sono numerose discariche a cielo aperto, come quelle che da almeno due anni esistono in via Calliope e via San Giuseppe La Rena. Vere e proprie montagne di immondizia alimentate anche dai turisti della spazzatura. «Spesso arrivano dai Comuni limitrofi – spiega Gaetano Russo, dell’ufficio speciale differenziata -. Il nostro obiettivo è educare i cittadini e stiamo pensando anche a delle foto segnalazioni, che gli abitanti ci possono inviare, e che noi gireremo alla polizia ambientale». Il controllo del territorio sembra essere una vera e propria spina nel fianco. Una soluzione potrebbero essere le telecamere ma l’assessore D’Agata ha dei dubbi a riguardo: «Potrebbe essere un investimento rischioso, perché temiamo che qualcuno le distrugga». A conti fatti, e in attesa dei dati di tutta la provincia a cui lavora da settimane l’ufficio regionale, i numeri di Catania incide in maniera negativa su scala regionale. «Il capoluogo etneo, insieme a Palermo, Messina e Siracusa producono il 30 per cento dei rifiuti – conclude Cocina – e abbassano di molto la media. A discapito di quei Comuni che, invece, superano le percentuali stabilite».


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