Aci Catena, imprenditore Cerami torna in libertà Legale: «Costretto a pagare tangente a Maesano»

Custodia cautelare annullata e immediata liberazione per Giovanni Cerami. A deciderlo è stato questa mattina il tribunale del riesame di Catania, che ha accolto la richiesta dell’avvocato Attilio Floresta, legale dell’imprenditore dell’Halley consulting accusato di aver pagato una tangente da 15mila euro all’ormai ex sindaco di Aci Catena, Ascenzio Maesano, e all’ex consigliere comunale Orazio Barbagallo. Cerami da oltre venti giorni era agli arresti domiciliari, misura che il gip aveva concesso subito dopo la convalida dell’arresto, a differenza di quanto deciso per i due politici, usciti dal carcere di piazza Lanza soltanto negli scorsi giorni.

L’inchiesta che ha travolto il Comune catenoto, mettendo fino anticipatamente alla legislatura, è nata in seguito ad alcune intercettazioni telefoniche e ambientali. Nella prima, Barbagallo spiega a Cerami le modalità con cui presentarsi all’incontro durante il quale sarebbe avvenuta la cessione del denaro. «Vieni vestito leggero», dice il consigliere all’imprenditore facendo riferimento, secondo i magistrati, all’esigenza di non portare con sé il telefonino per timore di essere intercettati. Nella seconda, invece, i protagonisti sono i due politici, con Barbagallo che divide in parti uguali la tangente, facendo presente a Maesano la disponibilità a prendere anche meno. La mazzetta in queste settimane è stata ammessa in momenti diversi da tutti e tre gli indagati.

A tal proposito, Cerami ha raccontato ai magistrati di essere stato costretto a pagare. «Il mio assistito ha sottolineato di non aver proposto la tangente – spiega a MeridioNews l’avvocato Floresta -. Gli è stata chiesta per evitare di perdere l’affidamento del lavoro all’interno del Comune». I rapporti tra ente locale e Halley consulting, tuttavia, secondo i pm Pasquale Pacifico e Barbara Laudani sono stati contraddistinti negli anni da un mancato rispetto della normativa che regola gli appalti. Nello specifico, per vent’anni l’azienda specializzata nella gestione di sistemi informatici avrebbe avuto la possibilità di continuare a lavorare senza partecipare a nuove gare per l’affidamento del servizio. Possibilità nell’ultimo caso garantita, secondo l’accusa, a patto di pagare la tangente. 

Denaro che però sarebbe servito non all’aggiudicazione del progetto di tele-assistenza Home care, come finora detto, ma al rinnovo dell’incarico per la manutenzione di hardware e software. «Per noi quei rinnovi sono legittimi per il semplice fatto che la specificità del prodotto (i software, ndr) rendevano necessario che a prendersene cura fosse la stessa azienda produttrice», prosegue Floresta. Il legale spiega poi i motivi che avrebbero convinto l’imprenditore a pagare la tangente. «Se non lo avesse fatto, gli hanno fatto capire che il Comune avrebbe cambiato software. Anche se questo – sottolinea – avrebbe significato un atto contro l’interesse pubblico, perché avrebbe comportato per l’ente un inevitabile esborso di denaro».

L’inchiesta, comunque, potrebbe presto allargarsi, toccando un’altra figura legata all’Halley consulting. Il nome è stato fatto, nel corso degli interrogatori, sia da Cerami che da Maesano. Si tratta di una persona che avrebbe avuto un ruolo da intermediario nell’accordo che ha portato al pagamento della mazzetta. A riguardo, però, la procura etnea mantiene il massimo riserbo. Stesso discorso vale, peraltro, sugli approfondimenti investigativi da cui si è arrivati alla scoperta delle intercettazioni tra i politici catenoti e l’imprenditore. 

All’origine, infatti, ci sarebbe un’inchiesta riguardante il settore dei rifiuti. Che ad Aci Catena, nell’ultimo anno, ha visto una fase travagliata, con una gara settennale caratterizzata da più ricorsi tra le due ditte partecipanti: la E.F. Servizi ecologici e la Senesi. E sarebbe proprio per prelevare documenti relativi ai pagamenti del servizio di raccolta dell’immondizia che il personale della Direzione investigativa antimafia si è recato, ieri mattina, nell’ufficio Ragioneria del Comune. A riguardo, l’ente ha dichiarato che la Dia non avrebbe attuato «alcuna perquisizione dei computer dei dipendenti», come invece risulta a MeridioNews


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