Tangenti Aci Catena, spunta ipotesi di altre mazzette Avvocato: «Da Cerami dati 20mila euro a Barbagallo»

Continuano a emergere nuovi elementi dalle indagini sul presunto giro di tangenti nel Comune di Aci Catena. Dopo le dichiarazioni secondo le quali la mazzetta pagata dall’imprenditore Giovanni Cerami sarebbe servita non all’aggiudicazione del progetto di tele-assistenza Home care, ma a garantire all’Halley consulting il mantenimento della gestione dei sistemi informatici negli uffici comunali, la novità riguarda l’importo della tangente, che non sarebbe stata di 15mila euro. Bensì di 20mila. A dichiararlo ai magistrati è stato ancora una volta Cerami. Ma non è questa la sola novità delle indagini: il consigliere comunale Orazio Barbagallo e il sindaco Ascenzio Maesano hanno proposto la restituzione del denaro percepito a titolo di risarcimento. Versando al Fondo unico di giustizia rispettivamente venti e diecimila euro: cifre superiori a quelle che era stato reso noto che avrebbero incassato. E che non fanno tornare i conti. Per questo l’ipotesi è che siano state ammesse più di una mazzetta.

Al di là delle supposizioni, però, il dato è che Cerami – scarcerato nei giorni scorsi dal tribunale del Riesame, dopo aver trascorso quasi un mese ai domiciliari – nel corso di un interrogatorio ha detto di aver dato una somma di 20mila euro al consigliere Orazio Barbagallo. Secondo l’imprenditore, che dell’Halley consulting è consulente nonché marito dell’amministratrice, la tangente sarebbe stata la condizione necessaria per evitare che il Comune cambiasse il software e, di conseguenza, la ditta che lo avrebbe gestito. La versione di Cerami si arricchisce di un particolare che, in attesa di conferme dagli inquirenti, alimenterà il dibattito cittadino. Perché fino a oggi, infatti, la stessa procura di Catania ha sempre parlato di 15mila euro. Ovvero il denaro al centro dell’intercettazione ambientale captata dalla Direzione investigativa antimafia, nella quale si sente Barbagallo a colloquio con Maesano, mentre divide i 15mila euro in due quote uguali. 

L’ex consigliere – dimessosi dopo l’arresto insieme al primo cittadino – si rende disponibile a cedere una parte del proprio compenso. «Dio ce ne scansi, io ti ho detto: se te ne devo dare di più, dimmelo», dice Barbagallo, dopo aver anticipato che si trattava di 15mila euro. Cifra che, a detta del consigliere, avrebbe visto per la prima volta. «Onestamente 15mila in una volta io non li avevo visti mai», ammette. Nessuna menzione, invece, ai cinquemila euro in più che, stando alle parole di Cerami, avrebbero fatto parte della tangente. «È quanto dichiarato dal mio assistito agli inquirenti – conferma Attilio Floresta, difensore dell’imprenditore -. Cerami ha avuto come interlocutore Barbagallo, mentre non ha mai parlato del pagamento con Maesano». Difficile dire, però, che fine abbiano fatto quei soldi. Se siano stati trattenuti dal consigliere o se lo stesso li abbia utilizzati per guadagnarsi i favori di terzi. A riguardo il legale dell’ex consigliere, l’avvocato Orazio Consolo, dichiara che «Barbagallo ha confermato che l’importo dato da Cerami era di 20mila, difatti è la somma che ha restituito». Mentre la difesa di Maesano assicura che l’ex sindaco non sapeva che i soldi fossero stati di più. «Dall’intercettazione lo si evince, sapeva di 15mila euro – dichiara l’avvocato difensore Giuseppe Marletta -. Se qualcuno ha fatto la cresta sulla tangente? Non so, se realmente ne sono stati dati di più potrebbe essere stato così». 

Sia Barbagallo che Maesano nelle scorse settimane hanno ammesso di aver preso la mazzetta. L’ex primo cittadino in un primo momento si sarebbe difeso dalle accuse, parlando della restituzione di un prestito. Tesi presto ritirata, davanti alle evidenze dell’intercettazione. Tornando a Cerami, nel corso del colloquio con i magistrati, l’imprenditore avrebbe fatto il nome di un’altra persona, che avrebbe avuto un ruolo di suggeritore nel convincere l’imprenditore a pagare la tangente. Sull’identità della stessa, che sarebbe stata citata anche da Maesano, al momento però gli inquirenti mantengono il massimo riserbo. Venerdì scorso, intanto, la Dia è tornata negli uffici comunali di Aci Catena. L’attenzione degli investigatori si sarebbe concentrata sull’ufficio Ragioneria, in passato guidato proprio da Barbagallo. L’ispezione sarebbe stata legata ad approfondimenti legati al settore dei rifiuti. Partirebbe proprio dalla gestione della raccolta della spazzatura l’inchiesta della Procura che ha poi portato alla scoperta dell’intercettazione sui rapporti tra amministratori e Halley consulting.


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