Santapaola-Ercolano, Ros arrestano Angelo Magrì «Negli ultimi mesi stava diventando importante»

Angelo Marcello Magrì 20/01/1970

Il 15 novembre rischiava una condanna definitiva a sei anni per estorsione e con ogni probabilità voleva sottrarsi alla cattura. Angelo Magrì, secondo il Reparto operativo speciale dei carabinieri, era pronto a diventare latitante e per questo motivo le forze dell’ordine lo hanno bloccato su disposizione della procura di Catania che ha emesso un decreto di fermo. L’uomo è il fratello del più noto Orazio, ritenuto dai magistrati uno degli elementi di vertice dell’ala militare della famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano

Il parente tuttavia si stava facendo strada scalando, secondo gli inquirenti, i vertici della gerarchia mafiosa. Il suo nome emerge nell’indagine antimafia Kronos, che lo scorso aprile ha svelato i nomi dei reggenti di Cosa nostra di Catania, Siracusa e dell’area calatina. Durante l’inchiesta Magrì non viene arrestato ma vengono documentati summit e incontri a cui ha preso parte. Dal primo, risalente al 20 agosto 2015, quando incontra gli emissari del presunto capomafia di Enna, Salvatore Seminara. Fino all’ultimo, che è datato 3 marzo 2016, in compagnia di Francesco Santapaola. Quest’ultimo – figlio di Salvatore, detto Turi colluccio, cugino del più noto Nitto – secondo gli investigatori sarebbe colui che prima dell’arresto nell’operazione Kronos aveva in mano le redini della famiglia di Cosa nostra catanese. 

In mezzo a questi due incontri i carabinieri hanno documentato altri sei summit che segnano tra i partecipanti anche Magrì. Circostanze che secondo la procura «evidenziano il ruolo di rilievo dell’uomo, che sicuramente era divenuto più importante dopo il fermo delle altre figure apicali dell’aprile 2016». Il fratello Orazio è stato arrestato nel 2013 mentre trascorreva la sua latitanza in Romania, a centinaia di chilometri da Bucarest. Esponente di spicco del gruppo del quartiere Civita, Magrì è accusato degli omicidi di Francesco Palermo e Giuseppe Rizzotto. A puntare il dito contro di lui anche Santo La Causa, l’ex reggente passato a collaborare con i magistrati etnei. Il pentito ha indicato Magrì come l’esecutore del duplice omicidio di Angelo Santapaola e Nicola Sedici. Uccisi per una faida interna alla famiglia Santapaola-Ercolano in un macello dismesso nel 2007. 


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