Giorgio Cristaldi, parrucchiere da Catania al Vietnam Tra i nove big del mondo a insegnare ai giovani locali

Mettete insieme, nella città più popolosa del Vietnam, nove parrucchieri di fama internazionale e trenta ragazzi con forbici e voglia di imparare. È quello che hanno fatto Wella e Unicef con il progetto Making waves, portando a Ho Chi Minh City nove guru dell’acconciatura e, tra questi, il catanese Giorgio Cristaldi, noto nel capoluogo etneo per essere il titolare di Modhair, il salone da barba dallo stile vintage.

Per quindici giorni i professionisti sono stati a contatto con i ragazzi di una scuola di formazione vietnamita per parrucchieri tra i 14 e i 18 anni. «Si iniziava al mattino con lezioni teoriche – racconta Cristaldi, unico italiano selezionato come mentore – e, dopo aver spiegato la tecnica dello shampoo, del colore e del taglio, si dava loro spazio per mettersi alla prova».

I professionisti scelti per il progetto si sono impegnati a trasmettere la loro esperienza e a svelare i trucchi del mestiere con l’obiettivo di offrire un’opportunità di emancipazione ai giovani che vivono in condizione di disagio sociale, in un Paese in cui un terzo della popolazione è under 18. Nonostante lo sviluppo economico dell’ultimo decennio, infatti, la realtà che il giovane siciliano ha visto da vicino è fatta di ragazzi e ragazze «sempre concentrati e con tanta voglia di imparare, ma spesso si tratta di adolescenti lavoratori, orfani o bambini che provengono da famiglie molto povere e rischiano abusi o violenze».

Da quando è nata la partnership tra Wella e Unicef, nel 2011, sono stati supportati oltre 37mila giovani in Vietnam, Brasile e Romania e Cristaldi, già alla sua seconda esperienza dopo un viaggio in Romania, confessa di avere capito quanto può essere importante il suo lavoro «per far conoscere moda e bellezza dove non è facile trovarle».

«I ragazzi hanno appreso velocemente e sono certo che metteranno a frutto ogni nostro consiglio – spiega il parrucchiere siciliano -, ma sono io ad aver imparato tanto dalle loro storie e dal loro impegno». E non solo. I colleghi americani, australiani e inglesi con cui ha condiviso l’esperienza «erano delle eccellenze del settore – ricorda il 25enne -. Una di loro era una professionista di New York, con trenta dipendenti e un tariffario da 350 dollari l’ora, quindi è stato un momento di apprendimento unico anche per me».


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