Call center Qè, il ministero chiede il fallimento Sindacati: «Così ufficiale la morte dell’azienda»

«È stata ufficializzata la morte del Qè. Un passo avanti verso una soluzione della nostra situazione». A parlare è Valentina Borzì, responsabile sindacale della Cgil, che dall’altro capo del telefono commenta così il risultato del tavolo tecnico che si è tenuto ieri al Mise, il ministero dello Sviluppo economico, e convocato dalla viceministra Teresa Bellanova. «La viceministra ha capito la gravità della vicenda – prosegue Borzì – contentando l’azienda, alla quale ha intimato di portare i libri contabili al tribunale fallimentare».

La presa di posizione dell’onorevole Bellanova è stata gradita dai sindacati di categoria. Soprattutto quando ha criticato il fatto che un’azienda «non può permettersi di gestire in modo distratto non solo i propri soldi, ma soprattutto quelli pubblici. Il riferimento era agli stipendi e al Tfr dei lavoratori, legati al fondo di garanzia dell’Inps». L’incontro ministeriale, quindi, apre uno spiraglio concreto sul fatto che gli ex lavoratori del Qè non restino ancora a lungo senza lavoro. Anche grazie alla prosecuzione del tavolo tecnico con la Regione Siciliana.

A rappresentare Palazzo d’Orleans a Roma era Giuseppe Caudo. C’erano anche Mauro De Angelis, amministratore unico di Qè, le segreterie nazionali e provinciali Slc Cgil e Fistel Cisl e i rispettivi responsabili sindacali. Le organizzazioni dei lavoratori hanno stigmatizzato i comportamenti di Qè rispetto alla mancata volontà di dichiarare fallimento. L’apertura della procedura di licenziamento collettivo, aperta qualche giorno fa, per i sindacati era l’ennesimo atto contro i lavoratori e il territorio. 

«Abbiamo evidenziato alla viceministra che una delle vie percorribili per creare le condizioni di continuità occupazionale fosse il tavolo aperto alla Regione», spiega Antonio D’Amico della Cisl. E dello stesso avviso sarebbe stata Bellanova, che ha invitato la Regione a continuare il tavolo di crisi aperto in Sicilia con possibili imprenditori e imprese di settore disponibili a una discussione sul problema occupazionale. Prima tra tutte la Di Bella group, interessata a un nuovo progetto imprenditoriale.


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