Ahlem, storie di migranti che interpretano se stessi Cortometraggio etneo per raccontare l’integrazione

Ahlem in tunisino significa sogni: è il titolo di un cortometraggio – con la regia di Alessandra Pescetta, cineasta originaria del Veneto ma siciliana d’adozione – interamente girato e ambientato nella provincia di Catania. Ahlem è anche il vero nome della giovane protagonista del film, che racconta il dramma dei tanti migranti annegati nel Mediterraneo concentrandosi sulle figure e i desideri di due adolescenti di origine straniera cresciute in terra siciliana.

La regista racconta così la genesi del cortometraggio: «Ahlem è stato girato a Paternò, dove l’Anpas mi ha coinvolta nel progetto Non solo reporter, chiedendo alla mia associazione La Casa dei Santi, fondata da me e Giovanni Calcagno, di scrivere e realizzare una storia sull’immigrazione con la partecipazione degli studenti del liceo scientifico Russo-Giusti di Belpasso. Qui Giovanni Calcagno e Savì Manna – l’unico attore professionista che recita in Ahlem – hanno incontrato gli studenti, facendosi raccontare le loro storie». Tra le tante, è emersa anche quella di Ahlem, «colei che sarebbe poi diventata una delle protagoniste del mio film: lei ha raccontato la sua storia e spiegato l’origine del suo nome, che mi ha particolarmente colpita. E lì mi si è aperto un mondo». 

Partendo dal racconto della giovane ragazza tunisina cresciuta a Catania, Pescetta ha creato una storia ambientata proprio nei luoghi in cui vive realmente Ahlem e i cui protagonisti sono quasi tutti migranti che vivono in Sicilia alla loro prima esperienza sullo schermo. Nonostante il titolo sia un chiaro rimando alla dimensione onirica, spiega Alessandra Pescetta, «in Ahlem il sogno e la realtà sono interconnessi: le persone sono sempre alla ricerca di un sogno, sia quelle che si trovano già qui in Italia, sia quelle che partono dal loro paese in cerca di una vita migliore. Ma alcune di loro si fermano a metà, proprio in mezzo a quel mare che tentano di attraversare».

Le difficoltà durante la realizzazione del cortometraggio non sono mancate, già a partire dalla necessità di rispettare e far conciliare le diverse culture e religioni degli attori: «Non è stato facile ad esempio trovare un’attrice musulmana che interpretasse il ruolo della madre di Ahlem. Ma alla fine siamo riusciti a convincere Fathia, che ha emozionato tutti con le sue improvvisazioni e si è rivelata perfetta per il ruolo».

Ahlem, uscito nel 2014, ha fatto e sta continuando a fare il giro del mondo, proiettato e premiato a numerosi festival del cinema indipendente o eventi dedicati ai cortometraggi in Grecia, Svizzera, Francia, Turchia, Indonesia, Russia, Australia, Korea, Stati Uniti, Polonia, Svezia, Ungheria, Finlandia e in numerose città italiane. A eccezione di Catania, dove non ha preso parte alle selezioni dei principali festival di cinema e di film breve: «Questo non vorrei dirlo – commenta Alessandra Pescetta – ma in effetti, Catania è il posto in cui Ahlem sembra aver riscosso meno interesse, mentre dall’estero sono ormai i festival stessi a chiedermi di poterlo proiettare. Ma non mi meraviglio e non me la prendo, perché ne comprendo le ragioni: certe realtà destano più interesse fuori che lì dove vengono realmente vissute». 

I riconoscimenti ricevuti dall’estero «fanno conoscere il grande lavoro che la Sicilia fa in tutto il mondo, questo è quello che per me conta. Inoltre ho con Catania un rapporto bellissimo: questa città mi ha sempre accolta a braccia aperte, premiando e riconoscendo con entusiasmo altri miei lavori – come il corto Importante, molto importante oppure il lungometraggio La città senza notte – e io da più di 15 anni ci torno sempre volentieri, in Sicilia. Certo, una proiezione fatta a Catania con tutto il cast e la troupe sarebbe stata magnifica, anche e soprattutto per tutti i catanesi che hanno preso parte al film». 


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