Referendum costituzionale, il No vince nel Catanese Il vicesindaco: «I cittadini ingannati dal populismo»



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«I cittadini si sono fatti ingannare dal populismo, speriamo che questo non crei instabilità». Sono le prime parole, dette a caldo dopo la vittoria schiacciante del No, del vicesindaco di Catania Marco Consoli. Da sempre difensore del al referendum costituzionale, fianco a fianco con il primo cittadino Enzo Bianco. Anche nel capoluogo etneo, come nel resto d’Italia, vince il rigetto della proposta di riforma del Partito democratico. Una sconfitta che costa la poltrona al presidente del Consiglio Matteo Renzi, e che potrebbe cambiare gli equilibri anche in chiave locale. Dove parecchie delle prospettive future – soprattutto quelle legate al ruolo di Bianco, a Catania o a Palermo – sarebbero dipese dal risultato delle consultazioni popolari.

Le urne si sono chiuse alle 23 e l’affluenza nel Catanese si conferma sotto la media nazionale e poco superiore a quella regionale. In città vota il 54,22 per cento degli aventi diritto. I piccoli Comuni della cintura catanese si confermano quelli con le più alte percentuali di votanti: a San Gregorio si sono presentati nei seggi il 69,35 per cento degli aventi diritto, a Pedara il 68,55 per cento, a Sant’Agata Li Battiati il 68,34 per cento. Seguono a ruota Valverde (67,53), Tremestieri Etneo (67,39). 

Maglia nera a Palagonia: il piccolo Comune non riesce neanche a superare la soglia del 50 per cento degli aventi diritto che sono andati alle urne. La percentuale dei votanti si ferma al 47,16 per cento. Poco più alti i numeri di San Michele di Ganzaria, nel Calatino, dove l’affluenza si ferma al 47,85 per cento. Seguono a ruota Raddusa (49,24 per cento), San Cono (affluenza al 51,03 per cento), Licodia Eubea (affluenza al 51,06 per cento), Ramacca (51,44) e Adrano (51,56). 


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