Un corteo silenzioso in memoria di Pippo Fava «Non siamo in tanti, ma è una presenza forte»

Niente autorità, solo un centinaio di cittadini che, in silenzio e sotto un vento gelido, proseguono lungo il viale Regina Margherita e il viale Mario Rapisardi. La destinazione del corteo, chiamato Mille passi per Fava è poche centinaia di metri più in là, in via Giuseppe Fava. Come ogni 5 gennaio, da 33 anni a questa parte, alle 17 una corona di fiori – quest’anno un mazzo – viene appesa sulla lapide in ricordo del giornalista, scrittore e drammaturgo, fondatore e direttore de I Siciliani, ucciso dai mafiosi del clan Santapaola-Ercolano all’uscita dal teatro Stabile dell’allora via dello Stadio. A segnarne la condanna, le inchieste del suo giornale sui rapporti della criminalità organizzata con l’imprenditoria e la politica etnea.

«Oggi si sta facendo un altro pezzetto di strada così come se n’è fatta tanta in questi trent’anni. Per capire cosa erano i Siciliani e cosa sono, basta andare a vedere il lavoro del Gapa. Non siamo tanti, ma è una presenza forte», afferma Riccardo Orioles, giornalista che faceva parte della redazione de I Siciliani e oggi protagonista di una campagna di raccolta firme per fargli ottenere una pensione dignitosa usufruendo della legge Bacchelli. «Le firme raggiunte, che si arrivi o no al risultato, rappresentano certamente un grande gesto politico», afferma Orioles che mentre stancamente si incammina verso la lapide in memoria del suo direttore viene raggiunto e abbracciato dalle figlie di Elena Fava, scomparsa nel dicembre 2015 e creatrice della fondazione dedicata al padre che organizza l’omonimo premio giornalistico. Nel corteo anche i membri della società civile catanese che in questi anni hanno portato avanti la memoria di quello storico giornale, e che oggi sono parte del corteo: il Gapa, I Siciliani giovani, Azione civile, associazione Giambattista Scidà, ma anche CittàInsieme, Addiopizzo, e la Cgil.

«Il corteo di oggi serve a ricordare alla città che I Siciliani ci sono ancora, e come 30 anni fa le dinamiche non sono cambiate. Ovvero la politica è collusa con la mafia», afferma Francesco Nicosia, membro dell’attuale redazione. Con lui la compagna di lavoro Daniela Calcaterra, per la quale «la presenza mafiosa ancora opprime la città, forse più di 30 anni fa. E purtroppo dobbiamo ricordare l’assenza dell’amministrazione dai quartieri popolari di Catania». E a testimoniare l’impegno nei quartieri c’è il piccolo Jonny, un ragazzino che in bicicletta accompagna il corteo distribuendo volantini. «E’ un ragazzino che si è avvicinato al Gapa, noi cerchiamo di dargli una mano e lui la da a noi», spiega Giovanni Caruso del Gapa, ma soprattutto ex fotografo de I Siciliani di Fava.  

«Decidere di scendere in corteo così come ci hanno invitato a fare I Siciliani è un salto di qualità», afferma Matteo Iannitti di Catania Bene Comune e già tra gli organizzatori del corteo Fuori la mafia dal Comune del 30 gennaio 2016. «Ci sono state in quest’anno inchieste che hanno coinvolto il potere politico di Catania e della Regione, collusioni con imprenditori e grandi appalti. Questo corteo forse rompe anche l’ipocrisia che c’è stata negli anni passati ad altre commemorazioni per Pippo Fava, dove si presentò Mimmo Costanzo sul palco. Scendere in piazza in maniera non ipocrita significa farlo senza dividere lo spazio con chi è artefice delle collusioni in questa città».

Presente alla commemorazione di Giuseppe Fava, sotto la lapide nell’omonima via oltre all’assessore alla Legalità del Comune di Catania Saro D’Agata anche i piccoli componenti dell’orchestra giovanile di Librino che hanno ricevuto in dono un violino dalla Fondazione Fava. Una iniziativa spiegata da Resì Ciancio, vicepresidente della fondazione: «Grazie al Comune per avere partecipato. Doneremo due strumenti ai bambini: la fondazione lo farà in ricordo di Elena Fava, il Comune in nome di Pippo Fava», ha spiegato. «Doniamo questo violino per dare un segno: la giustizia sociale va perseguita per eliminare il terreno fertile dove la mafia prospera», spiega D’Agata. Tra i presenti anche l’avvocata Adriana Laudani, oltre che del figlio di Pippo Fava, il giornalista scrittore e politico Claudio.

«Credo che lo straordinario successo della petizione per concedere la legge Bacchelli a Riccardo Orioles sia un modo perfetto per ricordare Pippo Fava: ricordare una vita straordinaria aiutando uno dei suoi ragazzi che ha avuto una vita straordinaria», affermato Claudio Fava. Che interviene anche sull’attualità cittadina: «Quando mi chiedono se la città di oggi è diversa da quella che conosceva Giuseppe Fava mi piacerebbe rispondere “sì”, ma devo fermarmi a dire “non abbastanza”. I nomi, sussurrati, dietro agli avvenimenti cittadini sono ancora quelli di Santapaola ed Ercolano. E in consiglio comunale siedono fratelli di mafiosi senza che nessuno si scomponga. Credo che se un fratello di un Casamonica fosse presidente del municipio di Ostia, a Roma, ce ne accorgeremmo», ha affermato il membro della commissione parlamentare antimafia. 


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