Fiera Sant’Agata, per il Comune non c’è un luogo idoneo Ambulanti vogliono la villa Bellini e minacciano sciopero

«Non c’è a Catania un posto idoneo per fare la fiera di Sant’Agata». Non usa mezzi termini l’assessore alle Attività produttive Nuccio Lombardo che, a meno di due settimane dall’inizio dei festeggiamenti in onore della patrona della città, non ha ancora stabilito dove verrà allestita la tradizionale fiera. «Non possiamo montare cento stand di ambulanti dove passa la Santa, ci rendiamo conto di questo?», attacca il componente della giunta di Enzo Bianco. Tra devoti, cordone, ceri, venditori di bibite e palloncini, per l’assessore si creerebbe un blocco inaccettabile. «Il comitato di sicurezza e vigilanza – aggiunge – non darebbe l’autorizzazione o la farebbe revocare, come è successo anni fa con quella allestita sul passiatore degli Archi della marina e sulla strada adiacente».

Ed è proprio quella la passeggiata che da piazza dei Martiri a piazza Giovanni XXIII, insieme alla Villa Bellini, il luogo richiesto dai commercianti, vicino ai punti clou della festa. «Nel primo non si può fare perché lo spazio non è sufficiente e perché può essere concessa solo la parte alta e non la strada», spiega Nuccio Lombardo. Già l’anno scorso, ricorda, la protezione civile si era espressa in maniera negativa. Più controversa è la questione della villa Bellini su cui è intervenuto anche il presidente della commissione comunale Bilancio Vincenzo Parisi, che si è espresso a favore del recupero di una vecchia tradizione locale. C’è pure l’idea di allestire la fiera al corso Martiri della libertà. «L’amministrazione si è pronunciata in maniera negativa per il giardino Bellini per questioni di sicurezza – osserva Lombardo – perché il controllo durante le fiere non è sufficiente. Inoltre, non possiamo chiudere corso dei Martiri al traffico per cinque giorni, facendo riversare il corso veicolare nella città».

La proposta del Comune, dunque, è piazza Dante o la parte del porto dove ci sono la dogana e gli archi, che l’assessore ha indicato proprio oggi ai cento commercianti interessati. «Se vogliono fare polemica la facciano – commenta -, se questa è poi costruttiva si cerca un dialogo, se è fine a se stessa che parlino pure. Non posso rischiare di far saltare la festa o far succedere un incidente, ecco perché andrò avanti con le mie proposte. Se non vogliono partecipare ce ne faremo una ragione». Oltre agli ambulanti con regolare permesso c’è anche chi, ogni anno, approfitta della confusione per vendere senza licenza bibite, giocattoli o generi alimentari

«Abbiamo un sistema abbastanza collaudato per contrastare gli abusivi – spiega Pietro Belfiore, capo polizia municipale – e da qualche anno abbiamo predisposto delle isole di legalità». Il dirigente si riferisce a pianificazioni preventive per alcuni sevizi, portati avanti congiuntamente con le forze di polizia, che si concentrano in alcuni slarghi, tra cui piazza Cavour. «Ultimamente il sevizio è stato intensificato – chiarisce Belfiore – e nonostante le difficoltà di controllare tutto il territorio in cui si svolgono i festeggiamenti un miglioramento c’è stato».

«Il sindaco decide chi può fare la fiera alla villa e chi no come se l’avesse comprata», attacca Arturo Coglitore, presidente Fiva Confcommercio, ovvero la sigla dei venditori ambulanti. «Non ci danno ascolto e non siamo nessuno – continua – come dimostra la festa del Partito democratico di quest’estate in cui sono state montate 30 postazioni di area food in cui hanno arrostito carne di cavallo e il mercatino organizzato di recente al chiostro della musica». Ai commercianti invece, disposti persino a pagare un’assicurazione pur di ottenere l’ambito giardino dove circa dieci anni fa le bancarelle son state effettivamente montate, è stato negato il permesso. Per questo minacciano di bloccare tutto. «Sono i padroni della città e decidono loro. Come per le autorizzazioni date ai torronai che montano in piazza Università e ai Quattro Canti, bloccando la viabilità durante la festa».

«Non facciamo più compromessi perché da tre anni buttiamo soldi per colpa della fiera», conclude Coglitore, che l’anno scorso al mercato ortofrutticolo ha speso 26mila euro per un evento che è stato boicottato dai cittadini. «Faremo uno sciopero, anche se questo vuol dire non fare la fiera».


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