Esplosione via Crispi, la procura non esclude il dolo Testimone: «Bimba non respirava, era quasi morta»

«Dovevo essere morta ma per qualche motivo i detriti non mi hanno sfiorata». Sono trascorse 48 ore dall’esplosione della palazzina di via Crispi 111 e, dopo la conta dei danni e dei feriti, gli illesi iniziano a considerarsi fortunati. Tra questi c’è Rosaria Cinturino, residente da 35 anni insieme alla numerosa famiglia nello stabile accanto a quello che si è sbriciolato. «Stiamo verificando se si tratta di un fatto colposo o accidentale oppure se è stato provocato. Non possiamo escludere niente, neanche qual è lo strumento che ha innescato l’esplosione, potrebbe essere stata una bombola ma neanche di questo abbiamo certezza», dichiara il procuratore capo Carmelo Zuccaro. «Una delle ipotesi potrebbe essere il disastro colposo, l’altra la volontarietà del fatto, cosa che renderebbe più assurda ancora una vicenda che è già così grave», aggiunge Zuccaro. 

Tutti gli otto componenti del nucleo familiare della signora Cinturino sono sfollati e la suocera, Rosaria Nicosia, proprietaria dell’appartamento, risulta gravemente ferita. «Dall’ospedale di Lentini, dove è ricoverata, ci hanno detto che le sue condizioni sono critiche», spiega. Nel crollo della palazzina ha perso la vita un’anziana di 85 anni, Angela Strano, mentre resta in coma la neonata di dieci mesi di origini marocchine. Tra gli altri feriti c’è pure un uomo di 60 anni, descritto come un «tipo strano e solitario», con problemi di natura psichiatrica alle spalle, che avrebbe riportato ustioni sul 15 per cento del corpo. Le sue condizioni di salute farebbero pensare che si trovasse molto vicino al luogo dell’esplosione.  Al momento, a occuparsi degli accertamenti sono gli uomini dei vigili del fuoco del comando provinciale di Catania. I quali, nel pomeriggio, saranno raggiunti dai colleghi del Nucleo anti-incendio territoriale, specialisti nello studio delle tracce dei roghi.

Nella mattinata di oggi, i pompieri hanno puntellato alcune parti pericolanti dell’edificio esploso, partendo dalla copertura, mentre nel primo pomeriggio si occuperanno di effettuare dei sopralluoghi nelle stanze sul retro dello stabile, quelle che apparentemente non sarebbero state raggiunte direttamente dall’esplosione. A guardare le operazioni e il via vai di forze dell’ordine, sono alcuni dei residenti dei palazzi vicini. Su questi edifici, i vigili del fuoco stanno facendo i dovuti accertamenti per evidenziare se ci siano profili di inagibilità. Resta aperta una bottega della strada, il cui titolare racconta: «Quando sono arrivato per aprire, domenica mattina, non sapevo niente. Mi sono sentito pazzo, mi sembrava di essere stato catapultato in una guerra». «Conoscevo tutte le persone della palazzina, non mi sembra nemmeno vero quello che è successo», aggiunge. 

«Sono sette i nuclei familiari al momento sfollati. Queste persone sono ospitate in alcune strutture ricettive della città», spiega la protezione civile del Comune di Catania. «Attualmente ci troviamo al bed and breakfast La collegiata di via Etnea ma a mio genero, stamattina, i titolari hanno detto che possiamo stare al massimo per tre giorni», racconta Rosaria Cinturino. «Mia cugina vive da due giorni all’ospedale Garibaldi, non si sposta da lì, vuole vegliare la piccola», racconta Fatimah, cugina della madre della neonata ricoverata al reparto di Rianimazione pediatrica del nosocomio etneo. Ad aiutarla a restare in vita è stata la vicina. «Dopo l’esplosione un ragazzo che si trovava al bar Sapienza è stato il primo ad aiutare la mamma a cercare la figlia – dice Cinturino – Poi mi ha dato la bambina tra le braccia. La piccola era morta, era morta», continua la donna. «Ma l’ho presa lo stesso in braccio, le ho fatto la respirazione bocca a bocca e piano piano ha ripreso a respirare leggermente, quindi l’ho data alla madre e con i carabinieri sono scappati in ospedale». 

Suo figlio, Kevin, era a letto quando ha avvertito l’esplosione. «Mi sono svegliato e ho visto il fumo nero in casa, vicino alla stanza di mia nonna. Quando abbiamo aperto la sua porta, lei era sotto le macerie e abbiamo cominciato a togliere le pietre, che erano gigantissime», racconta il ragazzino. «Mia nonna adesso ha una spalla e una costola rotta, speriamo che guarisca», continua. A salvare Rosaria Nicosia è stato Peppe, il nipote acquisito. «Sì, ho salvato la nonna della mia fidanzata che era ancora cosciente ed è scesa con i suoi piedi», dichiara il ragazzo. In questo momento le persone sfollate stanno cercando di capire se e quando potranno rientrare nelle loro abitazioni per recuperare gli effetti personali. «Ci è stato riferito che probabilmente nel pomeriggio, insieme ai vigili del fuoco, potremo andare a prendere qualcosa, almeno i vestiti», racconta Peppe. «Quando siamo scappati in strada Kevin, il fratello della mia fidanzata, era in mutande e con le pantofole e a dargli la sua maglietta è stato un ragazzo», continua. «I vestiti che ho non so nemmeno chi me li ha dati. Spero ci facciano rientrare e mi auguro che non ci abbandonino», conclude una dei residenti.


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