Amt, Colo coop annuncia pignoramento milionario «Paghino o per legge scatta procedura fallimentare»

«Il Comune di Catania e la Regione Siciliana hanno dieci giorni di tempo per dichiarare ufficialmente che rispetteranno il pagamento del credito. In caso contrario, partirà per Amt Spa la procedura fallimentare». È una dichiarazione accalorata quella di Gaetano Tafuri, il legale di Colo coop, ovvero il consorzio milanese che attende da quattro anni il pagamento un milione e 350mila euro (di cui solo 900mila di fatture) dall’Azienda metropolitana trasporti etnea. L’avvocato, nella giornata di ieri, ha notificato ai due enti il pignoramento delle somme dovute alla cooperativa che, nel 2010, ha ottenuto l’appalto per la pulizia delle sedi e dei mezzi della partecipata comunale. «Le due amministrazioni devono molti soldi alla ditta di trasporti catanesi per cui, in questo modo, prima di dare anche un solo euro a quella, saranno obbligate a chiudere i conti con Colo coop», dichiara Gaetano Tafuri a MeridioNews. «Il decreto ingiuntivo, già esecutivo, si è reso è inevitabile perché nei confronti dell’amministrazione comunale (socio unico di Amt, ndr) non c’è più fiducia – continua – Tempo fa ci hanno già proposto loro stessi un accordo che poi non hanno rispettato». 

La Colo coop è un consorzio di cooperative milanesi che, sei anni fa, ha stipulato con Amt spa un contratto per l’affidamento dei lavori di pulizia delle strutture e dei veicoli della partecipata comunale che gestisce il trasporto pubblico cittadino. Dopo la firma, l‘impresa meneghina assume circa cinquanta dipendenti etnei che lavorano per quattro anni. Quando, però, il rapporto tra Colo coop e Amt si interrompe, al consorzio rimangono fatture non pagate per 900mila euro. Così come senza stipendio restano i dipendenti. «La proprietà li aveva molto a cuore e, per pagarli, ha acceso un mutuo in banca». Una correttezza «che invece Amt non ha mostrato nei confronti di Colo coop», attacca Gaetano Tafuri. Il quale, adesso, attende di incontrare i vertici di Amt e di Palazzo degli elefanti perché pare che l’amministrazione abbia in serbo una proposta per appianare il contenzioso. «L’ultima è stata un’offerta da 50mila euro al mese, che non abbiamo accettato perché, in questo modo, per estinguere il debito ci vorrebbero due anni e – continua l’avvocato – si tratta di un’accordo copia a quello che, tempo fa, non hanno rispettato». 

Per dirimere la delicata questione, che rischia di agitare i lavoratori di Amt per il rischio di fallimento della partecipata, l’amministrazione comunale ieri ha incontrato alcune sigle sindacali in prefettura. «Il vicesindaco Marco Consoli ci ha rassicurati sostenendo che l’ente si sta muovendo per risolvere definitivamente il caso Colo coop. Non penso – commenta il sindacalista di Fast Confsal Aldo Moschella – facciano fallire l’azienda per un credito di un milione e 350mila euro». «Non giudico l’azione del consorzio meneghino perché è giusto che chi lavora sia pagato. Ci sono stati alcuni colloqui con l’avvocato Tafuri – dice il vicensindaco Consoli – e ce ne saranno degli altri. Certamente gli faremo giungere la nostra risposta: il debito c’è e va saldato». «Su questo punto e su altri nodi abbiamo tranquillizzato i rappresentanti dei lavoratori», precisa il componente della giunta di Enzo Bianco

A spiegare quali sono le questione che agitano i dipendenti è Moschella: «L’Amt non può andare avanti perché vanta crediti da circa 30 milioni di euro dal Comune e poco meno di 20 dalla Regione e poi – aggiunge – attualmente non ha un consiglio d’amministrazione a fronte di un presidente, Carlo Lungaro, su cui pesano ombre di incompatibilità per il ruolo ricoperto». «Da parte nostra c’è massima fiducia verso Lungaro ma, a ogni modo, attendiamo un parere dell’avvocatura comunale per i suoi eventuali profili di incompatibilità. A partire da lunedì, comunque, l’Amt avrà un nuovo consiglio di amministrazione così da potere lavorare anche all’infuori dall’ordinario», conclude Consoli. 


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Il consorzio milanese, nel 2010, ottiene l'appalto per la pulizia di sedi e mezzi della partecipata comunale. Quando il rapporto s'interrompe, ai meneghini rimangono un milione e 350mila euro di crediti, dei quali 900mila di fatture non saldate. L'avvocato Gaetano Tafuri annuncia: «Il decreto ingiuntivo è già esecutivo»

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