Sant’Agata, comitato punta al riconoscimento Unesco L’esperto: «Ipotesi difficile, religione è terreno minato»

Il comitato per la festa di Sant’Agata chiede alla Regione l’inserimento delle celebrazioni agatine nel Rei, il registro delle eredità immateriali siciliane, archivio istituito nel 2005 dall’assessorato regionale ai Beni culturali su raccomandazione dell’Unesco, che due anni prima aveva ideato l’elenco dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità. E proprio il prestigioso riconoscimento globale sarebbe l’obiettivo ultimo del comitato e dell’amministrazione comunale etnea. «Abbiamo l’ambizione – spiega il sindaco Enzo Bianco in una nota – di vedere la nostra festa ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’umanità. Non sarà facile ma ci proveremo. In questo modo – aggiunge il primo cittadino – Catania e il nostro territorio potrebbero diventare un unicum mondiale, con tre beni Unesco: l’architettura tardo barocca, l’Etna e, speriamo, la festa di Sant’Agata». 

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del comitato Francesco Marano, la celebrazione della patrona «ha acquisito un valore turistico e culturale, oltre che religioso, di livello assoluto. Per questo riteniamo che abbia tutte le carte in regola. L’iter – riconosce Marano – è assai complesso e lungo, ma intanto abbiamo mosso i primi passi». Inoltre il presidente parla di «scommessa che la città e i devoti meritano». Infine il comunicato definisce l’iscrizione nel registro regionale come «propedeutica al riconoscimento dell’Unesco». 

Ma già su quest’ultimo punto l’opinione di Aurelio Angelini, direttore in Sicilia della Fondazione patrimonio Unesco, è molto diversa. «L’iscrizione nel Rei siciliano non è propedeutica alla candidatura Unesco – dichiara a MeridioNews – i due percorsi sono scollegati». Angelini ritiene probabile l’inserimento della festa di Sant’Agata nell’archivio dei beni immateriali della Regione: «È un registro molto ampio – prosegue – nel senso che ci sono dentro centinaia di beni». 

Quanto alla candidatura Unesco, la musica cambia decisamente: «Per quello – indica Angelini – è necessaria l’elaborazione di un dossier che dimostri il valore universale dei contenuti di un evento rituale, e che questi siano condivisibili a livello globale. Sulle ritualità religiose – continua – si è sempre molto prudenti perché, dal momento che ci riferiamo al mondo intero, dobbiamo partire dal presupposto che non esiste soltanto la religione cattolica. E i valori dell’evento devono rappresentare tutti i paesi dell’agenzia, circa 170. Non a caso l’Unesco parla di eventi rituali, non religiosi». Secondo l’esperto, alle celebrazioni agatine mancherebbe un secondo requisito, quello dell’unicità. «Sant’Agata è una grande festa, ma nel mondo ce ne sono molte di uguale importanza». In altre parole, la posizione di Angelini è scettica: «Non dico che sia impossibile – chiarisce – ma è un terreno molto minato». 


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