Biancavilla, giudizio immediato per racket funerali Pizzo alle pompe funebri e controllo su ambulanze

Si svolgerà il prossimo 6 luglio il processo che vede alla sbarra Carmelo Vercoco, Alfio Petralia, Alfio Muscia, Angelo Girasole, Alberto Gravagna e Vincenzo Monforte, arrestati a Biancavilla all’alba dello scorso 7 aprile dai carabinieri della compagnia di Paternò. A seguito dell’operazione antimafia denominata Reset, i reati contestati ai sei uomini sono l’estorsione aggravata e continuata e l’illecita concorrenza con minacce ai danni del titolare di un’agenzia di pompe funebri. Per le prove ritenute evidenti, su richiesta del pubblico ministero Andrea Bonomo, la giudice per le indagini preliminari Rosa Alba Recupido ha emesso decreto di giudizio immediato per gli accusati, alcuni dei quali – secondo gli inquirenti – sarebbero legati al clan biancavillese Toscano-Mazzaglia-Tomasello.

Gli arrestati avrebbero imposto il pizzo sui funerali e il controllo sul servizio di trasporto privato in ambulanza all’ospedale Maria Santissima Addolorata di Biancavilla. Le indagini condotte dai carabinieri, anche tramite intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre a riprese video, hanno permesso di ricostruire minuziosamente l’azione estorsiva. All’attività investigativa dei militari dell’arma si devono aggiungere anche i risultati delle indagini che, nel dicembre 2016, portarono al blitz Onda d’urto di cui l’operazione Reset dello scorso aprile non è stata altro che una costola. Onda d’urto aveva scardinato tre gruppi criminali, ritenuti responsabili di estorsioni ai danni di un’altra impresa di pompe funebri. 

A fare scattare l’inchiesta era stato il titolare, che aveva denunciato il tutto collaborando con le forze dell’ordine. L’uomo adesso, essendo testimone di giustizia, si trova sotto protezione in una località segreta. Nell’operazione antimafia dello scorso dicembre, i carabinieri appurarono che la vittima dell’estorsione, in meno di cinque anni, avrebbe versato alla malavita locale circa centomila euro. Il proprietario inoltre sarebbe stato obbligato dai suoi aguzzini a donare loro il 50 per cento degli utili derivanti da ogni singolo funerale che l’agenzia espletava a Biancavilla. Nel dettaglio, dalle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Paternò e dai colleghi del locale comando stazione, la vittima sarebbe stata taglieggiata da più gruppi locali (da una parte gli Amoroso, dall’altra i Maglia, e un terzo gruppo dei Merlo) eredi dello stesso clan Mazzaglia-Toscano–Tomasello.


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