Acireale, la Forestale controlla la sede del Craft La storia del progetto della famiglia Barbagallo

«Il bando è stato scritto da mio fratello? Non ha importanza chi lo ha scritto, ma chi ha concesso il finanziamento. E non è stato lui». È secca la replica del sindaco di Acireale Roberto Barbagallo quando gli si chiede se potrebbero sorgere problemi in merito ai 491mila euro ottenuti, a gennaio 2014, dal Centro culturale per la ricerca e la formazione agricola, ambientale e turistica (Craft) nell’ambito dei fondi europei legati al Piano di sviluppo rurale (Psr). L’associazione gestita – e al tempo del bando rappresentata – dalla moglie del primo cittadino nelle scorse settimane ha ricevuto un’ispezione da parte del personale del Corpo forestale che si è recato nella sede di Fiandaca – frazione di Acireale dove si trova l’immobile realizzato per ospitare attività di promozione e divulgazione di informazioni sul territorio – per prelevare alcuni documenti. Sul motivo della visita al momento vige il massimo riserbo. Pare che al centro ci siano delle questioni urbanistiche, anche se non sono esclusi controlli più ampi. «Non c’è alcun abuso, ci sono stati soltanto esposti anonimi. Ma sono venuti a fare i controlli e non è stato segnalato nulla», dichiara Barbagallo. Sottolineando come il Craft abbia tutto in regola.

La storia del Centro comincia il 20 aprile 2012, quando l’associazione viene costituita per partecipare al bando europeo relativo alla realizzazione di «infrastrutture su piccola scala per lo sviluppo degli itinerari rurali». Dieci giorni dopo, la legale rappresentante Paola Roberta Strano – all’epoca fidanzata e oggi moglie di Barbagallo – presenta la domanda di partecipazione agli uffici. L’idea dell’associazione – con sede legale allo stesso civico in cui risiede il primo cittadino – è quella di costruire l’immobile su un terreno di proprietà della madre dell’attuale sindaco, all’epoca dei fatti consigliere comunale, che concede alla futura nuora il comodato gratuito. A firmare la relazione tecnica, in qualità di ingegnere, è lo stesso Barbagallo. L’iter burocratico va avanti fino a rientrare tra i 34 beneficiari dei fondi. Con un contributo di 491.612 euro, poco meno rispetto alla richiesta originaria di mezzo milione. Il decreto di concessione, firmato il 23 dicembre 2013, ufficializza il via libera alla nascita del centro.

In una prima fase di questa vicenda entra in gioco anche un altro membro della famiglia Barbagallo. Nello specifico, Salvatore, il fratello del sindaco. È lui, nella veste di dirigente generale del Dipartimento regionale interventi infrastrutturali per l’agricoltura, a firmare a fine 2011 il bando poi pubblicato in Gazzetta ufficiale il 5 gennaio 2012. «Che importanza ha chi ha scritto il bando? Su questo non c’è nessuna indagine – ribatte il primo cittadino -. Il decreto (di concessione del finanziamento, ndr) è stato firmato da un’altra persona, quindi non c’è alcun problema». E a escludere eventuali elementi di incompatibilità è lo stesso ex dirigente regionale. «Ho lasciato l’incarico il 31 dicembre 2011 – spiega Salvatore Barbagallo – Non ho ideato io il bando e l’autorità di gestione era un’altra dirigente, Rosaria Barresi. In ogni caso – continua – io non ho istruito alcuna pratica, anche perché non ero più alla Regione». Alla domanda se nel periodo che ha preceduto la presentazione della richiesta di finanziamento fosse venuto a conoscenza dell’intenzione di partecipare da parte del fratello e della fidanzata, Barbagallo spiega: «In famiglia ne ho sentito parlare ma, per essere chiari, io con l’associazione non c’entro niente né ho alcun tipo di contatto».

Nel frattempo, tra meno di due anni scadranno i vincoli quinquennali imposti dal bando. Solo dopo gennaio 2019 l’immobile potrà eventualmente cambiare la sua destinazione ed essere utilizzato per fini personali o comunque diversi da quelli per cui sono stati assegnati i soldi. Al momento, come previsto, al Centro si svolgono attività legate alla promozione del territorio. «Abbiamo avuto di recente anche turisti cinesi», racconta Nino Oliva, che ad agosto 2015 ha preso il posto di Paola Strano nel ruolo di presidente del consiglio direttivo. La moglie del sindaco resta comunque il riferimento per l’offerta del Craft. La ricerca delle informazioni al riguardo non è semplice: il sito web, previsto dal progetto, non risulta indicizzato sui principali motori di ricerca e alcuni tra i recapiti telefonici associati risultano non funzionanti. «Craft? No, ha sbagliato il numero, questo è uno studio tributario», dice una donna rispondendo alla chiamata. Il riferimento è allo studio Oliva, lo stesso in cui lavora l’attuale presidente dell’associazione.

Ma quello del Craft non è l’unico progetto che ad Acireale ha beneficiato dei contributi comunitari. A ottenere oltre 383mila euro è stata anche l’associazione Rural Box, attiva nella frazione di Guardia Mangano. A farne parte è anche Roberta Bonsignore, agronoma e funzionaria dell’assessorato regionale all’Agricoltura, che è stata anche tra gli istruttori della pratica relativa al Craft. Nello specifico, il 24 maggio 2013, Bonsignore firma il verbale per la definizione delle spese ammissibili a finanziamento del progetto della famiglia Barbagallo. «Il mio compito da funzionaria è stato quello di verificare che il Comune avesse dato le autorizzazioni e c’erano – spiega Bonsignore -. Io sono stata molto vigile e gli ho tagliato anche le cifre che non erano ammissibili. Se ho incontrato Roberto Barbagallo durante l’istruttoria? Sì, anche lui». La funzionaria tiene poi a specificare la qualità di Etna Hub. «Il nostro progetto sta funzionando bene, abbiamo rimesso in sesto un antico palmento. Tanti turisti ci cercano per avere informazioni, soprattutto dall’estero – aggiunge -. E abbiamo in cantiere diverse idee. I vincoli temporali previsti? Non abbiamo mai pensato di dismettere l’attività conclusi i cinque anni».


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