Adrano, 18 condanne per operazione Binario morto Decine di volanti per portare in carcere gli imputati

È arrivata oggi la sentenza definitiva da parte della Corte di cassazione per i 18 presunti esponenti dei clan Santangelo e Rosano Pipituniarrestati all’alba del 29 aprile del 2014 con altri sette esponenti delle due famiglie mafiose. La suprema Corte ha confermato in toto le condanne inflitte in appello agli imputati, giudicati con rito abbreviato. Nel pomeriggio di ieri, decine di volanti del commissariato di Adrano hanno prelevato le persone che si trovavano ai domiciliari e in libertà. In particolar modo, a finire in manette sono Prospero Bua, 25 anni, condannato alla pena di sette anni e quatro mesi di reclusione. Stessa pena per Salvatore Fiorenza, 36 anni, Agatino Sangrigoli, Gaetano Zingale Nino Longo, mentre sono otto gli anni per Nicolò Giarrizzo, Giuseppe La Manna e Antonino Zammataro a cui si aggiungono altri quattro mesi. Marco Ravità dovrà scontare tre anni e 11 mesi. Dieci anni per Biagio Trovato

Sono stati consegnati in carcere, dove sono attualmente detenuti, gli altri otto ordini di carcerazione emessi dalla procura generale di Catania. Sono 14 gli anni di carcere per Nicola Mancuso, passato agli onori della cronaca nera per essere considerato dagli inquirenti uno dei presunti autori dell’omicidio di Valentina Salamone, la 19enne biancavillese trovata impiccata all’alba del 24 luglio del 2010 all’interno di una villetta di Adrano. Secondo quanto ricostruito, l’uomo avrebbe avuto una relazione sentimentale con la giovane vittima. Ed ancora Angelo Pignataro, 29 anni, condannato anch’egli a 14 anni, così come Angelo Arena e Valerio Rosano. Poco meno per Angelo Lo Cicero, condannato a 13 anni e quattro mesi. Stessa pena per Salvatore Longo, mentre sono otto anni e otto mesi per Salvatore Ricca, 31 anni, condannato a 8 anni e 8 mesi. Giovanni La Rosa, infine, dovrà passare 10 anni dietro le sbarre. 31 anni, condannato a 10 anni di carcere.

L’operazione Binario morto scattò nella notte del 29 aprile del 2014. Il nome deriva dal luogo dove veniva esercitata l’attività di spaccio della droga, ossia l’area disuso della Ferrovia, diventata un bazar dell’eroina e della cocaina. Le forze dell’ordine, attraverso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientale, e riprese video, riuscirono ad assestare un duro colpo al traffico di droga in città. Nel corso dell’operazione gli inquirenti trovarono 60 mila euro in contanti e sei pistole. L’inchiesta accertò l’esistenza di due gruppi impegnati nello spaccio degli stupefacenti legati tra loro. Uno dei due gruppi era gestito da Nicola Mancuso, arrestato sempre per droga.


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