Aci Catena, chiesti 5 anni e 4 mesi per Maesano Attesa per mercoledì la sentenza sull’ex sindaco

Cinque anni e quattro mesi. È questa la pena chiesta dalla pm Barbara Laudani per Ascenzio Maesano, l’ex sindaco di Aci Catena arrestato il 10 ottobre dell’anno scorso, insieme all’ex responsabile dell’ufficio Finanze del Comune catenoto Orazio Barbagallo. Adesso a decidere sarà la giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Catania, Giuliana Sammartino. La sentenza dovrebbe arrivare mercoledì. 

I due sono accusati di corruzione per una vicenda legata alla società Halley Consulting, azienda che ad Aci Catena a partire da fine anni Novanta si è occupata delle forniture di servizi informatici. Maesano e Barbagallo – per lui sono stati chiesti cinque anni e due mesi – sono accusati di avere preso più di una tangente dall’imprenditore Giovanni Cerami. Con quest’ultimo che dovrà rispondere della stessa accusa in un processo che, a differenza di quello di oggi, si svolgerà con rito ordinario e avrà inizio nella primavera del prossimo anno, dopo un primo rinvio a giugno scorso.

L’udienza, a porte chiuse, per Maesano e Barbagallo è iniziata poco dopo le 9.30, nell’aula 1 della sezione del gip. Ad attendere la decisione della giudice al piano terra del Palazzo di giustizia ci sono i parenti di entrambi gli imputati. Barbagallo, assistito dagli avvocati Orazio Consolo e Giuseppe Di Mauro, ha seguito l’udienza seduto, mentre Maesano, difeso dai legali di fiducia Enzo Mellia e Giuseppe Marletta, ha preferito rimanere per la maggior parte del tempo in piedi. A parlare in questi minuti sono i legali difensori, mentre la sentenza è attesa per mercoledì. Il Comune di Aci Catena si è costituito parte civile.

Sia i legali di Maesano che quelli di Barbagallo hanno proposto di derubricare il reato in traffico illecito di influenze, una fattispecie penale più lieve rispetto alla corruzione, o, in linea subordinata, in corruzione per l’esercizio della funzione. Chiesta inoltre la concessione delle attenuanti generiche e dell’attenuante del risarcimento danni a fronte dell’avvenuto versamento di euro 15mila a favore del fondo unico giustizia. 

Il fermo di Maesano – effettuato dagli uomini della Dia – significò la fine anticipata della legislatura. Con l’ex primo cittadino – così come Barbagallo – ristretto per 20 giorni nel carcere di piazza Lanza, durante i quali rassegnò le dimissioni dalla carica politica. Successivamente il gip concesse i domiciliari a tutti gli indagati, anche se nel caso di Maesano fu posta la condizione che venissero trascorsi in una località diversa da Aci Catena (Maesano scelse Riposto).

Nel Comune natio, Maesano ha fatto poi ritorno a inizio 2017, dove ha seguito a distanza la campagna elettorale per le Amministrative. Il processo di oggi ha origine da una scoperta – un’intercettazione nell’auto dell’ex sindaco in cui si sentono i due imputati spartirsi una mazzetta da 15mila euro che sarebbe stata pagata da Cerami – avvenuta mentre la Direzione investigativa antimafia stava indagando su una storia più complessa: l’aggiudicazione dell’appalto per la raccolta dei rifiuti. Su questa vicenda però finora non è trapelato nulla.


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