Maxi rissa Adrano, distrutta auto titolare sprar «Io seguito fino in ospedale». Indaga la polizia

La maxi rissa tra decine di adraniti e un piccolo gruppo di minori migranti non accompagnati, l’assalto a un centro sprar, le frasi razziste e una macchina che viene distrutta mentre si trovava parcheggiata all’ospedale di Biancavilla. Sono questi i pezzi del puzzle di una vicenda che in queste ore ha messo sotto i riflettori la comunità della cittadina ai piedi dell’Etna, guidata dal sindaco Pippo Ferrante. Il primo cittadino ha rotto il silenzio spiegando la sua posizione. «È mia intenzione denunciare chiunque diffonda frasi di odio razziale e che inneggiano alla violenza». 

Il fatto è finito infatti al centro del dibattito virtuale con numerosi utenti che hanno affidato ai commenti su Facebook la loro opinione. «Complimenti ragazzi la prossima volta chiamatemi», scrive un utente rivolgendosi ai suoi concittadini. La baraonda è scoppiata la notte dell’1 agosto all’interno della villa comunale, mentre era piena di visitatori per via dei festeggiamenti patronali. La causa della rissa sarebbe stato un presunto sguardo di troppo da parte degli ospiti dello sprar locale verso due ragazze presenti dentro il giardino pubblico. Qualcuno avanza anche l’ipotesi di una mano galeotta, che sarebbe stata allungata da parte di uno dei migranti. 

Per capire cos’è successo davvero quella notte ci sono a lavoro gli agenti del commissariato locale, i quali hanno avviato una dettagliata indagine: «Come sempre qualche irresponsabile tenta di rovinare le feste agli adraniti – continua Ferrante – non si aggrediscono le persone solo perché si è colpevoli di guardare una coetanea. Purtroppo mi risulta che i ragazzini riuniti in  branco che hanno inseguito i minori migranti erano incitati da alcuni maggiorenni. Sulla vicenda parla a MeridioNews Nino Bonomo, uno dei soci della cooperativa Juvenilia, che gestisce il centro di accoglienza nonché proprietario dell’immobile assaltato dal gruppo di cittadini locali. La struttura è operativa dallo scorso 8 febbraio e allo stato attuale ospita undici minori non accompagnati provenienti dalla Costa D’Avorio, Gambia e Guinea

«La sera dell’aggressione sono usciti con me cinque ragazzi. Erano contenti perché fino a quel momento avevano percepito Adrano come una città monotona – racconta Bonomo -. Prima siamo andati ad assistere a un concerto e successivamente, finita la musica, ci siamo spostati al chiosco per prendiamo qualcosa da bere. Infine abbiamo fatto tappa al giardino pubblico». Poco dopo sarebbe successo il caos. Bonomo è in compagnia di un ragazzo mentre gli altri quattro si dirigono verso le giostre, a circa 100 metri di distanza. Durante gli attimi successivi il via alla lite e il minore, in compagnia del socio dello sprar, che scappa e si dirige verso la struttura di via Vittorio Emanuele, la stessa dove i suoi compagni si erano già barricati dopo la caccia all’uomo.

Bonomo smentisce il fatto che i migranti per difendersi abbiano lanciato dal balcone degli oggetti, compreso un divano: «Non è stato buttato nulla. Se avessero buttato dal primo piano un divano avrebbero ucciso almeno 20 persone». Dal racconto fatto da Nino Bonomo una parte di contestatori sarebbe riusciti ad entrare dentro la struttura giungendo fino al primo piano dove i minori non accompagnati si erano barricati dentro. 

«Uno dei ragazzi, un minore di 16 anni, lamentava dei forti dolori ad un braccio – prosegue – Abbiamo chiamato il 118 e l’ambulanza ha portato il ragazzo al pronto soccorso di Biancavilla. Il minore era rimasto ferito dopo colluttazione». Ma nel nosocomio ecco l’amara sorpresa. Ritornando verso la propria auto Mercedes, Bonomo ha trovato i vetri delle due portiere fracassati e il lunotto posteriore distrutto. Un episodio inquietante su cui sta indagando la polizia per capire se ci sono collegamenti tra la rissa e il danneggiamento del mezzo. «Qualcuno mi ha seguito da Adrano e Biancavilla», conclude.


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