Federico II di Svevia, il sovrano e il concetto di laicità «Uomo del suo tempo capace di porre temi attuali»

Saggi, racconti, testi a taglio giornalistico e scientifico, romanzi a sfondo giallo e persino dei fumetti. Generi letterari completamente differenti che rappresentano solo una parte dell’abbondante produzione scritta, nel corso degli anni, su Federico II di Svevia. Una personalità poliedrica e al contempo avvincente presentata nel volume Federico II e il suo tempo: il Regnum e l’Impero, il papato, le etnie, le culture (2016, Edizioni di storia e studi sociali). Scritto da Ferdinando Maurici, storico e direttore museale, Ferdinando Raffaele, filologo del gruppo di ricerca Artesia, Carlo Ruta, studioso del mondo mediterraneo, e Teresa Sardella, docente di Storia medievale dell’università di Catania, il libro racchiude quattro saggi presentati dagli studiosi durante un incontro letterario a Buccheri e affronta, con una straordinaria coerenza interna, quattro aspetti della vita e del regno di Federico II. 

Dalle ambivalenze che caratterizzarono l’imperatore svevo ai travagliati rapporti che Federico II ebbe con la Sicilia; da ispiratore della Scuola poetica siciliana ai conflitti politici e militari, durati diversi decenni, tra il re e i pontefici Gregorio IX e Innocenzo IV. «Federico II è una personalità estremamente affascinante – afferma Teresa Sardella -. La compresenza, nella sua esperienza biografica e politica, di tanti elementi culturali e religiosi, che si incrociano a partire dalla sua formazione, pongono problemi con cui oggi facciamo i conti. Il multiculturalismo, il rapporto Oriente-Occidente e il confronto interreligioso sono tutti temi di grandissima attualità». 

Conosciuto con gli appellativi di stupor mundi (meraviglia del mondo) o puer Apuliae (fanciullo di Puglia), Federico II, fin dalla sua epoca, ha polarizzato l’attenzione degli storici, che a fasi alterne lo hanno definito: re e sultano, guelfo e ghibellino, poeta e scienziato, messianico e anticristo, uomo del suo tempo ma innovativo nella gestione del potere. Il sovrano di Svevia, poliglotta per formazione, ebbe anche la lungimiranza di favorire lo sviluppo culturale e di cogliere il nesso intrinseco tra politica, lingua, diritto e religione. Nella sua corte accoglieva intellettuali provenienti da ogni parte del mondo creando un fermento culturale unico per l’epoca. E proprio a Federico II sono legate tre importanti iniziative: l’Università di Napoli, la prima fondata per iniziativa regia, la scuola poetica siciliana, che segnò l’origine della letteratura italiana e la formazione di specialisti del diritto e del governo. 

«Questo libro è una riconsiderazione sulla nostra storia alla base di una civile convivenza – prosegue Sardella -. Conoscere e comprendere il contesto geopolitico, il rapporto con il potere religioso, ma anche per il fattore culturale, storico-letterario e architettonico in cui visse Federico II, aiutano a capire anche il presente». Un personaggio che non ebbe solo ansia di gloria e successo personale. Pur rimanendo un uomo del suo tempo, la sua inestinguibile curiosità intellettuale è capace di porre, ancora oggi, spunti di riflessione, anche quando si affrontano i temi della modernità e della laicità. «Di certo la sua figura si inscrive all’interno del rapporto conflittuale con il papato – aggiunge Sardella -. È una lotta non laica ma teologica. La laicità prevede una netta separazione di contesti e di confini e questo concetto non era presente all’epoca di Federico II. C’è un substrato ideologico – va avanti la docente – perché per entrambi il potere deriva da Dio. L’idea di una netta separazione tra i poteri non solo non era concretizzata nei fatti ma neanche culturalmente recepita». 

Un conflitto, quello tra potere politico e potere religioso, che tornerà con forza nel dibattito in epoca illuminista, scardinando la legittimazione su base sacrale di ogni legittimazione. Ma il tema rimane di grande attualità quando si affronta, nelle analisi odierne, il rapporto con il mondo islamico. «Oggi separiamo l’occidente cristiano dal mondo musulmano perché c’è una netta separazione tra potere politico e religioso – continua Sardella -. Questo, però, è vero in parte. L’occidente cristiano, ancora oggi, non ha del tutto sciolto questo intreccio: il giuramento del presidente degli Stati Uniti e dei re d’Inghilterra sulla Bibbia è ancora presente. Anche nei tribunali – aggiunge – si giura sul testo sacro». Lo stesso dibattito, abbastanza recente, sulle radici cristiane nel preambolo della costituzione europea ha rappresentato una forte conflittualità tra cultura laica e mondo cattolico. «Non tutto l’occidente cristianizzato ha assunto realmente questa concreta prassi di una politica che sia veramente svincolata dall’influenza religiosa. Il nostro parlamento ha legiferato sulla libertà di ricerca sulle staminali, sul testamento biologico e su tante altre questioni legate all’etica e anche in quelle occasioni – conclude – si è avvertita l’influenza delle alte gerarchie ecclesiastiche».


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