Nizza, latitanza trascorsa anche in villa a Pedara «Mangiavamo con lui, portavamo ciò che voleva»

Quando i carabinieri lo hanno trovato era ancora in pigiama. Non era solo, c’erano anche la moglie Anna, due figlie e una coppia di coniugi: Agata Arena e Mario Finamore. Il lui in questione è l’ormai ex latitante Andrea Nizza, arrestato lo scorso 15 gennaio al civico 17 di via Indirizzo, all’interno di una villetta in una zona residenziale nel Comune di Viagrande. Le forze dell’ordine lo cercavano da due anni e un mese, ritenendolo uno dei numeri uno di Cosa nostra catanese. Da inizio febbraio Nizza è dietro le sbarre nel penitenziario di Opera, a Milano, sottoposto al regime del carcere duro.

I suoi vivandieri sono stati condannati nel processo di primo grado a tre anni e quattro mesi per favoreggiamento aggravatoma ma adesso emergono altri dettagli sulla latitanza. Trascorsa non solo nell’abitazione periferica di Viagrande, dov’è stato scoperto, ma anche in una villa extralusso a Pedara, in contrada Tarderia. Qui Nizza avrebbe passato parte della sua irreperibilità, almeno a partire dalla metà del 2015. A farsi carico di contattare l’agenzia immobiliare sarebbe stata la signora Arena. La stessa che mette nero su bianco la sua firma nel contratto di locazione. Potrebbe essere questa «la zona calda» a cui facevano riferimento i magistrati subito dopo l’arresto. Un punto preciso ai piedi dell’Etna dove «alcune circostanze» avrebbero impedito l’arresto mesi prima rispetto al 15 gennaio.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti la donna avrebbe sborsato novemila euro. Mille dei quali a titolo di cauzione mentre gli altri sarebbero stati utili a coprire quattro mesi di affitto. Nessuno sapeva però che dietro quel documento si sarebbe celato il nascondiglio di Nizza. Sia l’agente immobiliare che il proprietario della villa, un noto professionista locale, hanno sempre sostenuto di non avere avuto nessun sospetto. La complice del latitante gli avrebbe riferito che tutte quelle persone che vi abitavano altro non erano che dei parenti arrivati dalla Germania.

Da Pedara, nel settembre 2016, si passa a Viagrande. Arena dopo l’arresto ammette le sue responsabilità e indica Nizza come «un amico del marito». La casa di via Indirizzo sarebbe stata individuata tramite il portale online Subito.it. L’affitto però, come avvenuto per la villa, lo corrisponde Nizza avvalendosi della sua complice. Lei, insieme al marito, si sarebbero occupati di ogni necessità: «Mangiavamo insieme a lui e gli portavamo tutto quello che gli serviva», raccontano in tribunale. Nizza però non era solo: «A volte dormivamo anche noi li e ci stava, occasionalmente, anche la sua famiglia ma non entravano altre persone». C’è anche un dettaglio inedito. «Non aveva un cellulare». Il boss infatti avrebbe seguito l’esempio dei vecchi padrini di mafia. Niente telefonate ma solo pizzini che passavano dalle mani di due emissari, uno dei quali parente diretto. Come svelato nei mesi scorsi da MeridioNews il centro di smistamento poi sarebbe stata una buca delle lettere al viale Moncada 10, storica roccaforte della famiglia Nizza nel quartiere dormitorio di Librino.

Finamore davanti gli inquirenti si è detto pentito per quello che ha fatto ma la realtà dei fatti, stando ai giudici, sarebbe differente. Del mantenimento della sua famiglia, dopo l’arresto, si sarebbero interessati alcuni fedelissimi di Nizza. Particolare che emerge da alcuni intercettazioni telefoniche. «Non sono pentito di quello che ho fatto – dice – L’ho fatto con il cuore. Lo voglio bene tutt’ora. Io sono innamorato di questo ragazzo. Me lo ha promesso: “Io non ti abbandono più”».

Durante la latitanza Nizza avrebbe continuano a gestire i suoi affari, legati principalmente al narcotraffico di droga da Albania e Calabria. Senza disdegnare gli incontri con la famiglia e con la moglie Anna. E quando non era possibile vedersi l’uomo, nonostante la latitanza, non avrebbe fatto mancare i segni d’affetto con regali e fiori, come quelli inviati in occasione di un compleanno. «Le circostanze della vita ci tengono lontani ma io con il cuore sono vicino a te», le scriveva.  


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