Muore investito sulle strisce e la strada resta com’era «Volevamo un segnale ma il Comune non ha risposto»

Sono passati 43 giorni dalla morte di Danilo Di Majo. E su quelle strisce pedonali dove è stato travolto, da una macchina passata con il semaforo rosso, centinaia di persone continuano ad alternarsi nell’attraversare la strada. Quattro corsie di bitume sbiadito, larghe poco più di 20 metri, che separano i marciapiedi di via Andrea Doria, nei pressi della Cittadella universitaria. Niente di paragonabile alle pericolose imprese marinare dell’ammiraglio genovese a cui è dedicata quell’arteria, o quasi. Perché attraversare quel tragitto può significare anche andare incontro alla morte. Non c’è solo il caso di Danilo. Sono decine le persone rimaste gravemente ferite che vengono dimenticate dallo scorrere del tempo. Proprio per questo motivo, dopo la morte dello studente del dipartimento di Medicina, in tanti avevano chiesto interventi concreti da parte del Comune. «Lo faremo in tempi celeri», rispondevano 43 giorni fa. Oggi la situazione è sempre la stessa. 

Nessun dosso rialzato, nessun ponte sopraelevato, nemmeno l’ombra di una telecamera e neanche un vigile urbano. Per trovarne qualcuno, dotato di autovelox, bisogna spostarsi in viale Lorenzo Bolano. Un piccolo rettilineo della circonvallazione etnea, scarsamente frequentato da pedoni ma molto trafficato, dove spesso si nota un furgone, parcheggiato sul marciapiede, con gli agenti della polizia municipale a bordo. Alla beffa però si aggiunge un particolare ulteriore. I colleghi di Di Majo in queste settimane hanno provato a interloquire, in forma ufficiale, con il Comune, senza però ricevere una risposta. Prima di loro anche l’associazione universitaria Koinèaveva chiesto chiarimenti al sindaco ma il risultato è stato lo stesso. Silenzio. 

«Avevamo inoltrato un’istanza per capire il perché della mancanza del vecchio ponte pedonale – racconta a MeridioNews Alessandra Di Nora, collega della giovane vittima – ma non abbiamo mai ottenuto una risposta». Il destinatario del messaggio, come risulta dal documento inviato il 31 luglio scorso, era l’ufficio Relazioni con il pubblico: «Adesso riproveremo tramite un avvocato, che magari riuscirà a mettere a punto un testo più persuasivo. Resta il fatto che non è stato fatto assolutamente nulla. Ci aspettavamo un segnale da parte delle istituzioni per fare capire che c’è bisogno di sicurezza, perché Danilo poteva essere ognuno di noi».

In attesa di capire l’evoluzione della vicenda in via Andrea Doria è ripreso, quasi a pieno regime, il via vai di studenti. Molti impegnati a sostenere la sessione d’esami, ormai agli sgoccioli, altri già focalizzati ad affrontare la prima parte delle lezioni del nuovo anno accademico. L’attraversamento pedonale è sempre nelle stesse condizioni. «Ci stiamo lavorando», risponde sibillino a MeridioNews l’assessore alla Viabilità Rosario D’Agata. «Come?», gli chiediamo. «Stiamo verificando la fattibilità delle strisce pedonali rialzate, altrimenti c’è l’ipotesi di installare un autovelox permanente». Il nodo centrale resta quello dei tempi. «Prima possibile», concludente l’esponente della giunta guidata da Enzo Bianco. 

La vicenda che ha coinvolto lo studente, originario della provincia di Enna, ha portato a una mobilitazione di colleghi e amici. Tra le azioni c’è anche quella di una raccolta firme attraverso una petizione online ospitato sul portale change.org. Ad oggi sono state messe insieme più di settemila adesioni e l’obiettivo comune è quello di chiedere sicurezza lungo viale Andrea Doria. In programma ci sono anche altri progetti, alcuni dei quali potrebbero vedere la luce a breve. 

C’è poi il nodo dell’inchiesta giudiziaria, affidata a vigili urbani e polizia. L’unica certezza, per il momento, è che il pirata della strada non si è fermato al rosso, travolgendo lo studente. L’uomo alla guida, che non ha arrestato la sua corsa nemmeno dopo essersi accorto di avere investito il giovane, potrebbe essere stato in compagnia di altre persone. In quelle concitate fasi un motociclista avrebbe pure tentato di bloccare il mezzo, senza però riuscirci. Il cuore di Danilo intanto continua però a battere in un uomo torinese di 62 anni grazie all’espianto degli organi. 


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