Raccontando l’Africa

Vale, la mia migliore amica, si trova in Tanzania adesso, per conto del governo italiano, come volontaria di servizio civile. Credo che questa email sia un diamante per quanto riguarda il funzionamento dei progetti umanitari in Africa e lo spaccato della vita di una giovane siciliana (occidentale) a contatto con l’intensa Africa. Io dovevo essere lì con lei, ma sono rimasta qui perché ritenevo più giusto completare un altro tipo di cammino. Chissà se me lo perdonerò mai! Ma sono lì con il cuore e con i racconti che lei mi regala. Valentina è una ragazza che riesce sempre a far ridere, ve ne accorgerete. Le sue lettere forse diventeranno un blog di Step1, se non avremo problemi: il collegamento è satellitare, quindi non è continuo … lei potrebbe avere voglia di scrivere ogni giorno come potrebbe non scrivere per un po’ di tempo… la missione prevede anche degli allontanamenti…sicuramente capirete che non si trova a Londra e non ci sono internet cafè in ogni angolo. Io proporrei di chiamarlo AFRICAN-DO, questo blog. Nel senso – leggendolo in inglese – di essere lì per fare un pò come gli africani, o come e cosa fanno gli africani. In italiano diventa una parola molto strana ma leggibile: “africando”. (siska)

Biddazza! Sono di una stanchezza unica e non ho fatto praticamente nulla. Allora inizio col descriverti un po’ l’ambiente in cui vivo. Il villaggio dove sto si chiama Kasumo, dove ci saranno circa 6/7 mila abitanti, è come se fossi a Licodia. Il villaggio si estende per non so quanti km ma sono tanti perché le case, anzi le capanne, sono molto distanziate tra loro.

Io sto nella zona VIP, cioè la zona della missione dove 50 anni fa le suore hanno messo i loro culi e da allora hanno costruito il paesello. Quindi ho accanto una bellissima Chiesa, la casa delle Sister, la Scuola e la casa di John (cioè del parroco).

Ah! La casa dove abito io (ancora per poco) è di fronte a quella delle sister e si chiama… indovina come? Casa Banana… ma che fantasia! A dire il vero le sorelle ci stanno ospitando con tanta pazienza perché la casa dove saremmo dovuti andare non era ancora pronta al nostra arrivo, ma la prossima settimana ci trasferiremo e saremo i vicini dei professori e del dormitorio degli studenti “MASCHI”!

I colori dell’Africa sono freschi, puri, decisi, definiti alla perfezione. Io li vedo così e, come ti avrò già detto, mi sembra di vivere dentro un quadro di Monet. Il rosso della terra è un colore che mi fa impazzire, è talmente aggressivo che quando ci cammino sopra è come se mi trasmettese tutta energia positiva.

Le nuvole! Non ho mai visto nuvole così belle e infatti il mio soggetto principale quando scatto delle foto sono proprio loro. E’ un paragone banale, ma quando il cielo è sereno (cioè sempre) sembrano proprio dei grossi batuffoli di cotone o ancora peggio della panna montata che assume le forme più strane e immaginabili. Rimango ore e ore ad osservarle perdendomi in aria.

Questa è la cosa che più allieta la mia anima: sentirmi un tutt’uno con la terra e il cielo. Mai provata una sensazione più eccitante! Stare ferma in silenzio ad ascoltare i suoni della natura: mi sento rigenerata! Per non parlare dei tramonti e del cielo stellato la notte. Quando cala il sole si arriva ad un certo punto in cui il cielo rosso e la terra si incontrano e si confondono tra loro e ti da la sensazione di essere sospesa, libera. E la notte sai a cosa assomiglia il cielo stellato? A una torta al cioccolato ricoperta di zucchero a velo (bona!!!!!!! quanto mi mancano i dolci, li vedo ovunque!).

A parte gli scherzi, il paesaggio è sensazionale e soprattutto ancora interamente naturale, non ancora caduto nelle mani dell’artificio umano. E riguardo a questo mi viene proprio da pensare: perché portare lo sviluppo in un posto dove tutto è in perfetta sintonia, in un posto che pare il paradiso terrestre!

Ma questa sarebbe solo una tra le tante domande a cui l’Africa mi fa pensare. Più sto qui e più mi rendo conto di come tutto sia una ENORME CONTRADDIZIONE, ma soprattutto che in questa contraddizione ci navighiamo e che non riusciremo mai a vedere la riva! Non sono pessimista bensì realista come del resto sono sempre stata. Il mondo è diviso in due metà completamente opposte tra di loro e seppur questo dovrebbe essere un fattore positivo, invece ne risulta che il mondo non è come le due metà platoniche del Simposio che unendosi si completano, ma come due forze che al momento del contatto scoppiano e si distruggono a vicenda perdendo tutta la loro energia!

Ma tornando a Kasumo e visitando la gente del suo villaggio riscopro la genuinità della vita. Le persone sono davvero tanto calorose, gentili e sempre col sorriso sul viso. Resto affascinata dalla bellezza delle donne, dai loro occhi così profondi che pare parlino. E i vecchietti!? Più teneri dei bambini! Sai che idea mi è venuta in mente? Vorrei conoscere l’uomo e la donna più anziani del villaggio e da questi farmi raccontare la storia di Kasumo attraverso i loro ricordi, la loro vita. Solo che per fare questo ho bisogno di un’interprete che sarebbe proprio John, gliel’ho detto infatti. Che ne pensi? Qualche suggerimento? Fammi sapere!


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