Palagonia, gestivano spaccio di cocaina ed erba Trovati 55mila euro in contanti dentro una casa

L’operazione è stata ribattezzata Full time ma i due personaggi di punta che si occupavano dello smercio di droga a Palagonia non lavoravano a tempo pieno con gli stupefacenti. Preferivano organizzarsi in una sorta di staffetta, con i cambi che venivano concordati in base agli impegni nelle rispettive attività lavorative lecite. Il loro business principale però sarebbe stato comunque la droga, in particolare cocaina e marijuana che veniva smerciate nel territorio calatino. A interrompere i piani ci hanno pensato i carabinieri della compagnia di Palagonia che, insieme ai militari del battaglione Sicilia, hanno arrestato quattro persone.

Il traffico di droga è stato monitorato attraverso i più classici appostamenti, ai quali si sono aggiunti numerosi recuperi nei confronti dei clienti. Spesso bloccati dopo avere acquistato le sostanze stupefacenti. Gli introiti, secondo le stime fornite dalle forze dell’ordine, sarebbero stati di circa mille euro al giorno. Un primo stop all’attività era arrivato alla fine del 2016 quando i carabinieri arrestano Sebastiano Di Blasi. L’uomo, classe 1979, quando viene controllato viene beccato con diverse dosi di marijuana e cocaina, oltre a una macchina rubata. 

Al suo arresto si aggiungono quelli di oggi. In manette sono finiti Giuseppe Palica ed Enzo Rizzo, entrambi condotti alla casa circondariale di Caltagirone. Agli arresti domiciliari, invece, è finita Letizia Giuseppina Tumasello e con lei l’incensurato C.R., classe 1980. I primi tre, secondo gli inquirenti, sarebbero gli organizzatori dell’attività di spaccio, procacciatori delle sostanze, detentori e cedenti, con l’aggravante dell’organizzazione della cooperazione nel reato, mentre le altre due si sarebbero occupati di  conservare la droga e della contabilizzazione dei guadagni.

Durante le perquisizioni domiciliari i militari hanno scovato anche la maxi somma di 55mila euro in contanti. Soldi che sarebbero stati il provento dell’attività di spaccio. Tra gli aneddoti dell’indagine c’è quella che durante i turni di spaccio i pusher si sarebbero scambiati anche dei telefoni cellulari. Le sim, che sono risultate intestate a cittadini stranieri, servivano principalmente per avere un contatto con i clienti e per concordare con loro le forniture di marijuana e cocaina. 


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