G20, condanna e pena sospesa per Orazio Sciuto Tornerà a Catania. Legale: «Esito soddisfacente»

Condanna a un anno con concessione della sospensione condizionale della pena. È questo l’esito giudiziario del processo a carico di Orazio Sciuto, che adesso tornerà in libertà e potrà fare rientro a Catania dopo quasi tre mesi di carcere. Il 32enne si trovava nella prigione di Billwerder ad Amburgo, dal 7 luglio scorso quando era finito in manette durante le contestazioni al G20, che si è svolto nella seconda città più popolosa della Germania. Con lui erano stati fermati anche altri contestatori italiani, compresi il palermitano Emiliano Puleo, e l’altro etneo Alessandro Rapisarda. Quest’ultimo, insieme a Sciuto, fa parte del centro sociale Liotru. «Siamo soddisfati dell’esito di questa vicenda», commenta a caldo l’avvocato Goffredo D’Antona. 

Adesso, invece, bisognerà attendere la fine di ottobre per conoscere il destino giudiziario di Rapisarda. «L’udienza dovrebbe tenersi il 18 o il 25 ottobre – spiega a MeridioNews Pierpaolo Montalto -. Anche per lui adotteremo la stessa strategia processuale che ha contraddistinto il caso Sciuto. Con questo provvedimento auspichiamo che anche per il mio assistito si possa concludere tutto positivamente». La magistratura tedesca contesta ai due attivisti etnei il reato di tentata lesione e disturbo della quiete pubblica

La vicenda degli italiani arrestati ad Amburgo, ieri è finita anche al centro di un faccia a faccia tra Erasmo Palazzotto, vice presidente della commissione Esteri e parlamentare di Sinistra Italiana, e l’ambasciatrice Susanne Wasum-Rainer, durante un incontro che si è tenuto alla Camera dei deputati. «C’è un accanimento nei confronti di chi ha partecipato alle manifestazioni di Amburgo – spiega Palazzotto -, si ha la sensazione che si stia cercando un capro espiatorio per coprire l’incapacità di gestione dell’ordine pubblico. Le misure cautelari inflitte e la scelta di non concedere misure alternative alla detenzione in carcere risultano assolutamente sproporzionate rispetto ai reati contestati».

Alessandro Rapisarda nelle scorse settimane aveva spiegato, attraverso una lettera, i dettagli dell’arresto e della permanenza in carcere. «Alcuni di noi sono stati chiamati in udienza dal giudice senza che gli venisse concessa la presenza di un avvocato», scriveva. Tra le tante incongruenze di questa storia c’è proprio il trattamento riservato ai detenuti. Sciuto, ad esempio, per settimane ha avuto addosso gli stessi vestiti che indossava al momento del fermo. Per i due si sono mobilitati anche gli esponenti del centro sociale Liotru. Dal presidio davanti la prefettura di Catania fino alla raccolta fondi per sostenere le spese. 


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