Caso Scirè, il 14 novembre parte il processo penale ll ricercatore contestò un concorso UniCt nel 2011

Il 14 novembre si aprirà a Catania il processo penale che riguarda la storia di Giambattista Scirè, lo storico vittoriese giunto secondo a una selezione pubblica, effettuata nel dicembre 2011 dall’università etnea, per un incarico triennale da ricercatore in Storia contemporanea. Quel concorso se lo aggiudicò invece Melania Nucifora, ricercatrice con una laurea in Architettura. Alla sbarra, con l’accusa di abuso d’ufficio in concorso, andranno i componenti della commissione di valutazione di quel concorso. Sono i professori Simone Neri Serneri, dell’università di Siena, Luigi Masella, dell’ateneo di Bari, e Alessandra Staderini, dell’università di Firenze. 

In una prima fase era stato indagato anche l’allora rettore Antonino Recca: la sua posizione, in seguito, è stata archiviata. Tra le carte del processo ci sono anche materiali consegnati alla procura dallo stesso Scirè. Il pubblico ministero è Fabio Regolo. «L’iter dell’indagine – racconta il diretto interessato – è stato travagliato e alla fine la pm Monia Di Marco ha fatto richiesta di rinvio a giudizio, in cui parla di possibile reato di abuso d’ufficio. Sia sul profilo oggettivo che su quello soggettivo. Ed il giudice l’ha accolta». Il rinvio a giudizio risale agli ultimi giorni dello scorso aprile

Sul piano amministrativo, invece, la vicenda è decisa una volta per tutte. Tre pronunciamenti di Tar e Cga – nel 2014, nel 2015, infine nell’agosto 2017 – hanno stabilito che lo storico vittoriese avrebbe dovuto vincere quella selezione pubblica, poiché i titoli presentati da Melania Nucifora, che la spuntò per soli 3 punti, erano «inidonei». La sentenza più recente, quella del 25 agosto scorso, stabilisce inoltre che la selezione di sei anni fa non deve considerarsi annullata. Al contrario, Scirè – assunto dall’Ateneo nel settembre del 2014, per soli quattro mesi, e risarcito con poco più di 46mila euro – deve essere considerato a tutti gli effetti il vincitore. 

«Nel mio profilo Miur – spiega Scirè – c’è tuttora scritto che il mio titolo da ricercatore procede dal settembre del 2014 al dicembre dello stesso anno, quindi, sul piano professionale, ci ho rimesso due anni e mezzo. Da quanto mi risulta – aggiunge – la sentenza del 25 agosto non è stata ancora eseguita». Se non accadrà entro il 23 novembre, l’ultima sentenza prevede la nomina prefettizia di un commissario ad acta

«Ma c’è un secondo aspetto – prosegue il ricercatore – che riguarda il rinnovo biennale del contratto». Secondo lo storico, sei mesi prima della scadenza del triennio contrattuale «il distaccamento di Ragusa (sede del contratto di ricerca) avrebbe dovuto chiedere la proroga e poi avrebbe dovuto riunirsi una commissione di valutazione, ma tutto ciò non è avvenuto». «Spero – conclude Scirè – che la mia battaglia dimostri che, in Italia, gli atenei sono tenuti a rispettare le leggi, esattamente come i cittadini».


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