Cura di bicarbonato per un catanese col cancro Medico radiato condannato per omicidio colposo

Il 27enne di Catania Luca Olivotto, malato di tumore al cervello, morì nel 2012 in una clinica di Tirana, in Albania. In quel paese era giunto seguendo le indicazioni del medico cui aveva deciso di affidarsi, Tullio Simoncini, oggi condannato a cinque anni e sei mesi per omicidio colposo ed esercizio abusivo della professione dal tribunale di Roma. Due anni di reclusione, con la sola accusa di omicidio colposo, toccano a Roberto Gandini, radiologo e collaboratore del sedicente luminare delle cure anticancro. La sua fama, accresciutasi negli anni soprattutto grazie ad internet, è legata al suo libro Il cancro è un fungo. La rivoluzione nella cura dei tumori, testo del 2005 ritenuto del tutto privo di attendibilità scientifica secondo cui i tumori non sarebbero altro che funghi curabili attraverso la somministrazione, per via arteriosa, di una soluzione di bicarbonato.

Sul «metodo Simoncini», purtroppo avevano riposto le proprie speranze il giovane Luca e la sua famiglia. E proprio a causa della terapia Olivotto muore, nell’ottobre del 2012. Lo riportano le perizie medico-legali acquisite agli atti: «Le manifestazioni cliniche cui andò incontro Olivotto sono riconducibili agli effetti sistemici prodottisi per effetto della somministrazione di bicarbonato di sodio, foriera di gravissima alcalosi metabolica». L’odissea di Luca era iniziata nel giugno di quell’anno, quando gli viene diagnosticato il tumore al cervello. Simoncini promise lui che avrebbe debellato il male con appunto delle dosi di bicarbonato somministrate per via arteriosa, pratica che non avrebbe comportato alcun rischi e dal costo di 20mila euro in contanti

Il 14 ottobre, Luca arriva in Albania e viene ricoverato all’Universal Hospital Group di Tirana. Una struttura, a detta dell’ex medico – già radiato dall’Ordine dei medici nel 2006 – modernissima ma che, in realtà, si trova in un palazzo abbandonato e solo parzialmente operativa. Poco dopo l’inizio della terapia, resa possibile grazie all’inserimento di un catetere nell’arteria femorale da parte di Gandini, Luca si sente male e perde autonomia nelle sue funzioni principali. Una reazione alla cura che non fa desistere Simoncini. Nei giorni successivi il finto medico continua a somministrare il bicarbonato. Il 18 ottobre Olivotto entra in coma. I genitori chiedono l’intervento di una ambulanza per trasferire il ragazzo in una struttura idonea. Tutto inutile: Olivotto muore durante il trasporto in ospedale.

Per gli avvocati Giovanna Zavota e Francesco Lauri, legali dei familiari di Luca, «La sentenza di oggi ha messo un punto sulla dolorosa vicenda dando la speranza che simili pratiche, tanto prive di attendibilità scientifica quanto pericolose, possano cessare e di esistere e di provocare altre vittime». 


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