Maxi-traffico di marijuana da Brindisi a Catania I due cugini che la scambiavano con l’hashish

Pregiudicati entrambi. Uno per reati in materia di stupefacenti, l’altro per vicende del tutto diverse. Di certo, nessuno dei due con precedenti legati alla criminalità organizzata. Eppure sarebbero stati i due cugini Ferlito, Antonio e Roberto Antonio, a fare da trait d’union tra la Puglia e la Sicilia per il traffico di sostanze stupefacenti. Marijuana, soprattutto. Proveniente dall’Albania, arrivata in nave sul tacco dello Stivale e trasferita sull’Isola con tir capaci di trasportarne – nascosta – decine di chili alla volta. È questo il risvolto catanese dell’inchiesta Thunder dei carabinieri di Brindisi. I militari, questa mattina, hanno arrestato 15 persone nella provincia pugliese, ma l’affare si estendeva fino a Catania: ai domiciliari sono finiti i due cugini, rispettivamente classe 1975 e 1976: stesso cognome, quasi lo stesso nome e quasi la stessa età. Una coppia che, secondo gli investigatori, si sarebbe occupata di barattare la marijuana con l’hashish.

Le indagini brindisine coprono un arco di tempo che va da febbraio ad agosto 2017, ma gli accertamenti sulle persone coinvolte sarebbero partiti già intorno a novembre 2016. Così sarebbe emerso da subito il ruolo dei Ferlito, che sarebbero stati in grado di approvvigionare la Puglia di ingenti quantità di fumo. Ricevendo, in cambio, altrettanta erba. Il 31 maggio 2017 i militari incastrano il terzo catanese coinvolto in questa storia: si tratta di Salvatore Rapisarda, 50 anni, originario di Pedara, autotrasportatore che viaggiava con 70 chili di marijuana nel cassone del suo camion. Rapisarda era fermo in una stazione di servizio, diretto verso Lecce, quando i militari del nucleo radiomobile pugliese lo hanno fermato con la droga già divisa in panetti.

Secondo quanto riferito dai carabinieri che hanno eseguito l’operazione, Rapisarda avrebbe avuto il ruolo di corriere per conto dei Ferlito, ai quali il carico di marijuana sarebbe stato destinato. In base alla ricostruzione degli inquirenti, i cittadini catanesi avrebbero dialogato con due diversi gruppi di trafficanti di droga in Puglia. Due strutture organizzate e tra di loro indipendenti, ma non contrapposte – spiegano gli investigatori – capaci di dividersi il mercato delle sostanze stupefacenti all’ingrosso a Brindisi e nell’hinterland. Ulteriori approfondimenti, però, sono ancora in corso: appare strano che la mafia non avesse interesse in partite di droga così sostanziose. Ma questa parte dell’inchiesta, ancora, non è chiusa.


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