Quelli dell’IG Nobel la buttano in politica

Vincere l’IG Nobel due anni di fila si può? C’è riuscito qualcuno? Sicuramente, la premiata ditta dell’Università di Catania i mezzi per riuscirci ce li mette tutti. A ottobre dello scorso anno i fisici Alessandro Pluchino e Andrea Rapisarda e il sociologo Cesare Garofalo avevano vinto il celebre premio internazionale dimostrando che un’azienda migliora la sua produttività se i suoi dirigenti sono scelti a caso. Il mese scorso, hanno dimostrato insieme agli economisti Maurizio Caserta e Salvo Spagano che si può applicare la stessa ricerca, con le dovute modifiche, alla democrazia parlamentare. “Politici per caso” è uno studio serissimo, un modello matematico con un’applicazione Java interattiva, che fa sorridere. In breve: in una legislatura, si può stabilire quanti siano i deputati da scegliere a caso affinché il suo governo risulti più efficiente, mediante quella che è stata definita la «regola d’oro dell’efficienza». Cerchiamo di capirne di più con questa intervista collettiva.  

Se non abbiamo capito male, “Politici per caso” è una variazione del celeberrimo studio grazie al quale avete vinto il premio Ig Nobel. Da cosa vi è venuta l’idea di svilupparlo?
Rapisarda: «Dalla constatazione che nell’Antica Grecia, la culla della democrazia, gli organismi di governo venivano scelti facendo largo uso del caso. L’obiettivo era proprio quello di evitare le degenerazioni tipiche delle istituzioni rappresentative, con le quali oggi dobbiamo invece fare i conti».   Pluchino: «La lettura del breve saggio umoristico sulle leggi fondamentali della stupidità umana di Cipolla, l’idea di immaginare una possibile classificazione dei partiti politici e dei parlamentari, su cui innestare una dinamica che in qualche modo rappresentasse il reale funzionamento di un Parlamento, allo scopo di valutarne l’efficienza.»  

È per questo che avete definito il vostro diagramma “Diagramma di Cipolla”, quindi? Di cosa si tratta?
Caserta: «Sì, è per questo. Essenzialmente Cipolla divide gli esseri umani in quattro categorie, a seconda della loro propensione a compiere azioni che arrecano vantaggi o perdite a se stessi e agli altri. Sono gli “intelligenti”, che portano vantaggi a tutti; gli “sprovveduti”, che portano vantaggi agli altri, ma non a se stessi; i “banditi”, che cercano un guadagno personale a discapito di quello collettivo; e infine gli “stupidi”, che fanno perdere la collettività e arrecano danno anche a se stessi».   Spagano: «Noi non siamo interessati a classificare politicamente i deputati o i partiti come stupidi, banditi, sprovveduti o intelligenti, ma solo a fissarne la tendenza a suggerire e approvare leggi vantaggiose per se stessi o per la collettività».  

Ci spiegate, a prova di stupido, come si calcola la «regola d’oro dell’efficienza»? Quali sono i fattori che la influenzano?
Rapisarda: «Nel nostro modello simulato ogni parlamentare può compiere solo due azioni: proporre leggi e votarle».   Caserta: «In un parlamento reale, il fatto di appartenere a un partito aumenta, per un legislatore, la possibilità che le sue proposte vengano approvate, in quanto quasi sempre tutti i deputati della sua stessa fazione le approvano. Anche a discapito del vantaggio collettivo».   Spagano: «Da qui nasce la nostra idea di introdurre in parlamento dei deputati indipendenti perché selezionati a caso, e proprio per questo fuori dall’influenza di qualunque partito, che votino liberamente ogni proposta di legge».

La situazione italiana è sotto gli occhi di tutti. Ma avete dimostrato matematicamente che il nostro è un parlamento inefficiente?
Garofalo: «Le nostre simulazioni dimostravano che sia un parlamento in cui non ci fosse nessun deputato indipendente (il nostro) sia uno in cui tutti i deputati non avessero partiti avevano basse percentuali di efficienza. Ci siamo quindi chiesti se, tra questi due casi estremi, esistesse una via di mezzo, una percentuale intermedia di deputati indipendenti che con la loro presenza massimizzassero l’efficienza del parlamento. E l’abbiamo trovata».   Rapisarda: «A livello generale, soprattutto nel parlamento italiano, quel che accade oggi è che la selezione dei deputati sia totalmente sotto il controllo dei partiti e dei loro segretari, e noi riteniamo che questa sia la principale causa della sua inefficienza».

Come avete interpretato il fatto che diverse testate estere abbiano raccontato la vostra nuova scoperta e che lo stesso non si possa dire di quelle italiane?
Garofalo: «Non è certo un caso che la stampa italiana, la quale è anch’essa controllata in larga parte dai partiti, non abbia mostrato verso il nostro lavoro l’interesse che invece ha suscitato all’estero, soprattutto nel mondo anglosassone».


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