Il Teatro Stabile di Catania non andrà in fallimento «Sì» del tribunale etneo all’accordo con i creditori

Il tribunale di Catania ha detto «sì». La risposta che si attendeva da mesi, alla fine, è arrivata. Ieri pomeriggio da piazza Verga è arrivata la decisione sul piano di ricomposizione del debito del Teatro Stabile di Catania. Vale a dire il documento che permetterà all’ente culturale catanese di non dichiarare fallimento e di continuare la sua attività, pagando solo una parte dei crediti dovuti alle tante realtà (persone fisiche, associazioni e società) che avrebbero dovuto ricevere pagamenti dal teatro etneo. Il decreto è datato 21 marzo 2018 ed è firmato dalla giudice Maria Acagnino: è stata lei, sulla base delle osservazioni presentate anche da chi ha deciso di schierarsi contro l’accordo, a omologare il prospetto di pagamenti proposto da La tutela degli onesti, l’organismo acese di ricomposizione del debito al quale lo Stabile si è rivolto per farsi aiutare in un momento di grave confusione. Economica e politica. Nel frattempo, però, parte delle nebbie si sono diradate e dal buio di una zoppicante gestione senza velleità creative è arrivata, scelta da Genova, la nuova direttrice artistica Laura Sicignano.

Il Tsc, in base all’accordo adesso omologato dalla giudice, dovrà versare (una parte entro sei mesi, e un’altra parte in base a vari scaglioni di rateizzazioni) 7.432.599 euro. A fronte di un debito complessivo di 13.067.564 euro. In altri termini, il Teatro Stabile di Catania ha ottenuto dal tribunale la possibilità di pagare poco meno del 57 per cento di quanto avrebbe dovuto. Risulta quindi confermato in toto quanto anticipato da questa testata a ottobre 2017, cioè quando La tutela degli onesti aveva avvisato i creditori della possibilità che la crisi si ricomponesse in tempi brevi. Secondo il concordato, adesso approvato dagli uffici giudiziari, l’Agenzia delle entrate percepirà oltre tre milioni di euro (rinunciando a quasi due milioni di euro derivanti da contenziosi in corso). Il Comune di Catania, invece, ne riceverà quasi centomila, rinunciando a più di 150mila euro. Tra i creditori più importanti c’è anche l’ente di assistenza previdenziale Inps (ex gestione Enpals) che, a fronte di un milione e 350mila euro di spettanze, percepirà 513mila euro. Abbattuto di un terzo anche il credito nei confronti di Riscossione Sicilia (a cui saranno pagati 116mila euro, anziché 316mila). 

Per pagare i crediti, una parte dei soldi (quattro milioni di euro) arriveranno dalla Regione Siciliana, mentre gli altri dovrebbero provenire dal bilancio dell’ente teatrale cittadino. A La tutela degli onesti, che in questi mesi ha lavorato per non fare crollare il Tsc, andranno 144mila euro. Tra gli altri nomi noti di creditori ci sono anche quelli dell’ex direttore artistico Giuseppe Dipasquale (che percepirà più di 57mila euro) e della moglie di lui, l’attrice Valeria Contadino (a cui andranno oltre diecimila euro). Entrambi di recente tornati alla ribalta delle cronache per via del progetto Must – Musco teatro, la nuova sala teatrale che ha preso vita all’interno dei locali del Teatro Angelo Musco, storica sede dello Stabile, lasciata per l’impossibilità di pagarne l’affitto. Nella tabella dei creditori che saranno parzialmente saldati, con percentuali diverse (dal 95 al 37 per cento) ci sono poi attori, comunicatori, stampatori, compagnie teatrali provenienti da tutt’Italia rimasti, seppure parzialmente, a bocca asciutta

La vicenda legata alla crisi del teatro etneo è esplosa nel 2015 con lo sciopero dei lavoratori – dipendenti, maschere, macchinisti – che non ricevevano lo stipendio già da oltre cinque mesi e con la richiesta di dimissioni dell’ex direttore Dipasquale. Già da allora, le condizioni economiche dell’ente non erano positive e i lavoratori temevano di non essere a conoscenza di ulteriori debiti, anche viste le continue visite dell’ufficiale giudiziario per tentare di pignorare le poltrone. Ad aprile 2016 i dipendenti avevano nuovamente protestato e, come gesto estremo, avevano occupato la sala Verga. Oggetto delle accuse di sindacati e lavoratori erano state soprattutto le istituzioni socie dell’Ente teatro di Sicilia, cioè il Comune, la Regione e la ex provincia di Catania. Nel frattempo, ad agosto 2017 l’assemblea dei soci presieduta dall’ormai ex commissario straordinario Giorgio Pace, aveva nominato il nuovo presidente del consiglio d’amministrazione, il notaio Carlo Saggio. Chiudendo, di fatto, la delicata fase commissariale. Un’ulteriore evoluzione era stata poi l’arrivo della regista e autrice milanese Sicignano.


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