Chioschi, il piano generale che manca e le sentenze E c’è chi ne sogna altri nelle piazze Trento e Verga

Nella relazione di fine mandato del sindaco Enzo Bianco, c’è un breve passaggio che parla di abusivismo commerciale. E, soprattutto, «delle istanze di concessione di suolo pubblico per l’installazione dei chioschi». Un tema che sarebbe semplice da risolvere – anche considerando la tipicità tutta catanese delle strutture – ma che, nei fatti, deve fare i conti con la mancanza di un piano generale dedicato proprio ai chioschi. Una insolvenza da parte dell’amministrazione che si tramuta, soprattutto, in ricorsi al tribunale amministrativo regionale da parte dei cittadini che hanno presentato, di loro iniziativa, le richieste di concessione. Le ultime, in ordine di tempo, riguardano piazzale Candido Cannavò (ex piazzale Oceania), piazza Trentopiazza Verga. Ciascuna delle quali, come evidenziato in una delle ultime sedute del Consiglio comunale dal consigliere Niccolò Notarbartolo, causa un diverso fastidio a Palazzo degli elefanti.

È il 3 giugno 2015 quando un cittadino presenta la richiesta per l’apertura di un chiosco per la vendita di bibite in piazzale Oceania, rigettata dall’amministrazione comunale. Nei motivi del diniego, si parla non solo del codice della strada, ma anche dell’«impossibilità di assegnazione dell’area in assenza di procedure di evidenza pubblica». Soltanto che, per tali procedure, serve un regolamento. Che il Comune non ha approvato. È anche su questo che si basa la sentenza del Tar di Catania del 31 luglio 2017, con la quale si annulla il provvedimento di rigetto per l’installazione di quella attività. 

Nel frattempo, però, all’amministrazione giunge il 13 ottobre 2016 la richiesta per un chiosco in piazza Trento. La stessa area in cui, a distanza di pochi metri, insistono già un primo chiosco, un’edicola e la pensilina per attendere l’autobus. La risposta degli uffici, di nuovo, è un preavviso di diniego. Che si scontra, però, sia con le osservazioni della cittadina richiedente sia con una sua diffida, inviata a settembre 2017, per chiedere la conclusione del procedimento. A questo punto, considerata anche la sentenza di luglio, il municipio fa partire una serie di richieste. Serve un tavolo tecnico, dicono gli uffici, perché la decisione di collocare un nuovo chiosco in una piazza come piazza Trento presenta una serie di problematiche. Non ultime quelle legata al traffico e al tema urbanistico.

La direzione Urbanistica, però, nel suo parere non parla né di cosa preveda il piano regolatore generale attualmente in vigore (che è sempre quello del 1969) né della tipologia costruttiva e delle dimensioni del chiosco. Dal canto suo, poi, l’ufficio Traffico urbano non cita la compatibilità della nuova attività commerciale con la sicurezza della strada. Le eventuali auto in sosta, anche considerando la corsia preferenziale destinata agli autobus nella stessa piazza, quanti problemi potrebbero causare? Carenze che, per la direzione Attività produttive non consentono di rilasciare il permesso o di concludere il procedimento. Nonostante un parere positivo della Soprintendenza ai beni culturali, visto che si tratta di una piazza vincolata. Peraltro, si legge in un documento, «è innegabile che la ripetuta installazione di chioschi abbia avuto un impatto negativo sul territorio. A cui è da associare il fenomeno, sempre maggiormente diffuso, dell’incremento del numero di botteghe non occupate».

In altri termini: perché aprire un chiosco quando si può usare una bottega sfitta? E, soprattutto, perché non portare avanti la pratica a proposito di quel regolamento generale sull’installazione dei chioschi già pronto e in attesa di essere valutato? La risposta sarebbe dovuta arrivare da un tavolo tecnico convocato per il 23 febbraio. Al quale, però, non si presenta nessuno né dalla direzione Urbanistica né da quella che si occupa dei Lavori pubblici. In mezzo, intanto, arriva un’altra richiesta, protocollata il 13 febbraio 2018: stavolta la sede in cui aprire un chiosco è indicata in piazza Verga, all’altezza del civico 20, cioè nella zona della vecchia bancarella dei libri. 

Quale sia il destino di questa istanza, al momento, non è dato sapere. Quello che si sa è che il regolamento predisposto dagli uffici (con tanto di planimetria, durata della concessione e, finalmente, obbligatorietà della gara pubblica) è all’esame del Collegio di difesa di Palazzo degli elefanti. Spetterà agli avvocati del Comune validare quello «sforzo programmatorio» citato dal sindaco nella sua relazione di fine mandato. Un intento organizzativo a lungo posticipato, su cui adesso pende la spada di Damocle di «ogni eventuale azione giudiziaria, anche risarcitoria» minacciata da uno dei legali degli aspiranti cioscari.


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