Elezioni ad Adrano, D’Agate ci riprova dopo 27 anni «Mia alleata la città, fare politica per me è naturale»

Ha già guidato Adrano 27 anni fa, prima dell’elezione diretta, quando i sindaci restavano in carica solo per pochi mesi. Quella parentesi non fu chiusa da un voto dell’aula, bensì dallo scioglimento per mafia del Consiglio comunale, il 28 settembre 1991. Ministro dell’Interno era il democristiano Vincenzo Scotti. Angelo D’Agate da quella vicenda non venne toccato, continuando a coltivare la propria militanza politica che lo porta a riproporsi ancora all’elettorato. Bancario, 60enne, ci aveva già provato nel 2000, a capo di una coalizione con Ds e Ppi. Quella volta arrivò terzo e iniziarono i dieci anni dell’ex onorevole Fabio Mancuso alla guida del Comune. Oggi gli avversari di allora sono tornati, proprio come vent’anni fa nella coalizione di Mancuso, tutti assieme. A sostegno di Aldo Di Primoil candidato del centrodestra adranita riaggregatosi a sorpresa. Contro la maxi coalizione dei «nemici ritrovati» – che va da Mancuso all’uscente sindaco Pippo Ferrante, passando per Giovanni Bulla dell’Udcsammartiniani e firrarelliani – sono rimasti solo i due candidati civici Nicola Monteleone e, appunto D’Agate. L’ex sindaco, legato all’ex deputato Pd Giovanni Burtone, è già da mesi in campo con il movimento Città nostra. Sparito il simbolo Pd, alla lista di D’Agate, dopo trattative dell’ultim’ora, si è alleata quella del Patto per Adrano, che raduna vari frammenti dell’area dem locale.

Angelo D’Agate, cosa l’ha spinta ad andare fino in fondo, candidandosi a sindaco?
«Fare politica è la mia naturale propensione, mi sono sempre candidato a tutto, dalla scuola al Comune. Nel 2000 presi oltre 4000mila voti, un bel risultato ma non furono sufficenti. Oggi sono convinto che ad Adrano non basti solo guardare avanti, occorre invece guardare altrove. Serve una rivoluzione».

Cosa trova di cambiato, in politica, rispetto a trent’anni fa?
«Le norme sono cambiate, ma il modo di gestire la cosa pubblica dei vari amministratori è rimasto sempre lo stesso. In passato la politica prendeva decisioni, si assumeva responsabilità. Oggi non è più così. Penso invece che serva una politica che porti in Comune le istanze di tutti, con atti di indirizzo chiari e continui, un’azione martellante».

La grande sorpresa di queste Amministrative è stata la reunion del centrodestra anche ad Adrano. Nella coalizione di Di Primo ci sono acerrimi rivali politici, come l’ex deputato Mancuso e il sindaco uscente Ferrante, che si ritrovano alleati. Che idea si è fatto in merito?
«Il loro obiettivo, vedendo come funzionano la legge elettorale e il voto di trascinamento dalle liste al candidato sindaco, è di vincere al primo turno. Sono persone antitetiche fra loro da anni, si sono denunciati e si sono detti fra loro le peggiori cose, eppure adesso stanno assieme perché vogliono governare ancora, anche a costo di perdere la dignità. Ma la gente stavolta si è stancata, anche i loro stessi sostenitori sentono che la loro identità è stata tradita. Noi invece abbiamo scelto di allearci con la città, con questi giochi non abbiamo niente a che spartire».

Quali sono i punti più caratterizzanti del suo programma?
«Il nostro primo obiettivo, dopo avere affrontato la crisi finanziaria del Comune, sarà l’approvazione del Piano regolatore generale. Dopo 26 anni di iter e l’arrivo del commissario ad acta, oggi la Regione ci ha detto di rifare tutto daccapo. Noi pensiamo che il Prg vada riadattato e adeguato alle normative nel frattempo entrate in vigore, evitando nuovo consumo di suolo ma prevedendo servizi e infrastrutture. Poi ci auguriamo che sia il consiglio comunale a votarlo, anche per senso di responsabilità. Non si può lasciare sempre tutto ai commissari, i modi per evitare le incompatibilità esistono».

Il Comune di Adrano è in fase di pre-dissesto e ha dovuto fare ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. Come coniugare la crisi finanziaria con progetti e promesse elettorali?
«La situazione è drammatica e questo stato di crisi blocca tutto. Il piano di riequilibrio, ove fosse approvato dal ministero, da noi verrà rispettato ma sono comunque convinto che dal predissesto si possa uscire. Gran parte dei debiti è legata a contenziosi, come quello con Enel sole, che si possono risolvere se alle istituzioni viene restituita autorevolezza. Inoltre stracceremo i contratti più inutili e gravosi».

Emergenza sicurezza e lotta alla criminalità organizzata. Cosa manca alla sua città per riuscire ad arginare al meglio a questi fenomeni?
«Ad Adrano è un tema molto sentito da tutti. La figura del sindaco-sceriffo non esiste, ma per fortuna abbiamo forze dell’ordine che sanno farsi valere sul territorio. Il Comune dovrà far partire percorsi educativi e di condivisione di comportamenti ispirati alla legalità. Per questo vanno tagliati gli sprechi, per spendere su educazione e assistenza sociale. Serve mobilitare la città intorno ai valori positivi: occorre fare capire alla gente che le regole non ostacolano lo sviluppo».


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